Asili vietati ai bimbi non vaccinati, scoppia la bufera

Asili vietati ai bimbi non vaccinati, scoppia la bufera

Asili vietati ai bambini non vaccinati. Scoppia la polemica. Accade in Emilia Romagna, a stabilirlo è una legge regionale. L’Assemblea legislativa ha approvato la proposta della riforma dei servizi educativi per la prima infanzia.

Scatta l’obbligo di somministrazione ai bambini dei vaccini per l’antipolio, l’antidifterica, l’antitetanica e l’antiepatite B. La legge potrebbe fare da apripista per altre regioni. La prima ad accodarsi è la Toscana, che sta già lavorando a una proposta di legge simile.

Stefano Bonaccini, presidente della giunta regionale dell’Emilia Romagna, spiega il perché del provvedimento: “La nostra legge è a tutela della salute pubblica e delle nostre comunità, soprattutto dei bambini più deboli, quelli che per motivi di salute, immunodepressi o con gravi patologie croniche, non possono essere vaccinati e che sono quindi più esposti a contagi”.

E’ la prima volta che in Italia viene approvata una legge regionale che impone un vaccino per permettere la frequenza scolastica. Secondo i dati del ministero, le percentuali dei vaccini effettuati, anche di quelli obbligatori, sono in netto calo. Per poliomielite, tetano, difterite ed epatite B si registra un tasso di immunizzazioni inferiore al 95%, dato che cala ancora di più per le vaccinazioni non obbligatorie toccando l’86%.

Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, approva l’iniziativa regionale dell’Emilia Romagna: “Tutelare la salute pubblica è il nostro grande obiettivo. Dobbiamo dare ascolto alla scienza. I vaccini rappresentano lo strumento più importante di prevenzione. La salute non lasciata a improbabili convinzioni o, per usare le recenti parole sui vaccini del presidente Repubblica, Mattarella, a sconsiderate affermazioni prive di fondamento”.

Il Codacons esprime forti dubbi sulla costituzionalità della legge: “Se questo provvedimento verrà messo in pratica, porterà ad una raffica di denunce contro gli asili nido per abuso d’atti di ufficio e violenza privata”.

Altre regioni potrebbero abbracciare l’idea emiliana, scatenando la polemica.