Per lasciare l’Unione europea servirà l’ok del Parlamento. E’ quanto ha deciso l’Alta Corte britannica. La sentenza impone che la Gran Bretagna non potrà attivare l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, che sancisce l’avvio dei negoziati per l’uscita, senza avere l’ok di Westminster.
Era stata Gina Miller, britannica di origini sudamericana a presentare ricorso all’Alta Corte di Londra contro la decisione del primo ministro Theresa May di invocare l’articolo 50 del trattato europeo nel marzo prossimo, il meccanismo che metterà in moto la secessione del Regno Unito dall’Unione Europea, senza sottoporre il procedimento a un voto del Parlamento.
Ora la decisione e servirà una votazione alla camera dei Comuni e a quella dei Lord, spiegando che tipo di Brexit si vuole realizzare. E non è detto che la decisione possa essere positiva. E a quel punto il governo dovrebbe cambiare strategia e tutto sarebbe possibile: una Brexit meno dura, per esempio restando dentro al mercato comune (e dunque mantenendo la libertà di immigrazione), un nuovo referendum, elezioni anticipate. Magari, in ultima analisi, niente più Brexit.
La sentenza dell’Alta Corte ha avuto ripercussioni anche sui mercati, con il rialzo della sterlina. Ma il governo tiene la sua linea: “Rispetteremo il referendum”, dicono. Intanto il governo britannico ha dato il via libera per presentare un appello alla Corte suprema contro il verdetto.
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