Cronaca

Fatture false per 3,6 milioni di euro, ai domiciliari tre costruttori

Associazione per delinquere finalizzata all’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per complessivi 3 milioni e 600 mila euro.

Con questa ipotesi di accusa i finanzieri del Gruppo di Taranto hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare di arresti domiciliari, emessa dal Gip Benedetto Ruberto, nei confronti di M.P. di anni 62, di C.C.P. di anni 58, coniuge, e di D.D.A. di anni 62, tutti residenti a Taranto, amministratori di tre società operanti nel settore edile ed immobiliare aventi sede a San Giorgio Ionico e Faggiano, nonché di R.G.G. di anni 51 di Faggiano, consulente fiscale.

Il provvedimento è l’epilogo di un’attività delegata dalla Procura della Repubblica, conseguente a verifiche fiscali eseguite dall’Agenzia delle Entrate di Taranto nei confronti di due delle società, all’esito delle quali le Fiamme Gialle hanno eseguito approfondimenti investigativi corroborati da indagini finanziarie e patrimoniali a carico delle persone indagate.

Fatture false, il ruolo degli indagati

L’attività investigativa ha consentito di appurare che M.P., persona già condannata per reati di bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, gestiva di fatto le tre società ed era in possesso di delega per operare sui conti correnti delle imprese medesime; in ciò avvalendosi dell’apporto collaborativo e tecnico di D.D.A., suo braccio destro, e del predetto consulente fiscale.

Fatture false e prestanome

E’ stato inoltre accertato che taluni dipendenti impiegati in mansioni di manovalanza nelle società coinvolte, sono stati nominati fittiziamente, senza alcuna specifica competenza dirigenziale e/o manageriale, quali rappresentanti legali ovvero soci delle medesime società, al solo fine di fungere da “prestanome” per poter mascherare di fatto le attività poste in essere dagli indagati.

Nei confronti degli indagati, l’autorità giudiziaria ha altresì disposto il sequestro preventivo di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, fino alla concorrenza di 1 milione e 460 mila euro, pari all’ammontare complessivo delle imposte evase in materia di Iva e Ires, nel contesto delle false fatturazioni.

Redazione

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