Incontro Conte-Juncker. Il premier Giuseppe Conte incontra il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker e prende tempo per scongiurare la manovra di infrazione ai danni dell’Italia.
Il governo non vuole cambiare i fondamenti della manovra, ma accenna ad un’apertura: “se dagli studi e dagli approfondimenti in corso dal governo emerge la possibilità di ritoccare qualche decimale non sarà un problema. L’importante è confermare le riforme su pensione, lavoro e aiuti alle imprese”.
“Il problema non è 2,2 o 2,4%, ma la tenuta del patto economico generale: stiamo aspettando gli approfondimenti da parte della Ragioneria e del Mef e dopo faremo le nostre valutazioni”, afferma Giuseppe Conte conversando con l’ANSA fuori da Palazzo Chigi.
Dopo l’incontro Conte ha inoltre sottolineato che con Juncker “c’è stato un clima molto sereno, di confronto, c’è un dialogo aperto”. “Non abbiamo parlato di saldi finali”, ha replicato il premier a chi gli chiedeva se si fosse discusso di numeri della manovra ma piuttosto delle “nostre riforme e del nostro piano, stiamo rivoluzionando il Paese”.
“Nei prossimi giorni continuerà il lavoro per avvicinare i rispettivi punti di vista e cercare una soluzione di prospettiva futura” Così la portavoce della Commissione europea.
Se alla fine si seguirà la strada imboccata con l’opinione negativa della Commissione sulla legge di bilancio, la data utile per la decisione dell’Ecofin è il 22 gennaio. La raccomandazione al Consiglio dovrà contenere indicazioni precise sugli obiettivi di bilancio in termini nominali e strutturali sulla base delle stime europee e non delle stime italiane.
La linea della Commissione è stata chiara: la procedura farà il suo corso «lentamente ma sistematicamente», ha sempre detto Pierre Moscovici, responsabile degli affari economici. Niente sconti.
In questo scenario, la manovra correttiva per il 2019 non sarebbe inferiore allo 0,6% del pil (10 miliardi) a crescita invariata (in caso di drastico peggioramento è un altro discorso e Bruxelles è sempre pronta a correggere le raccomandazioni).
Probabilmente sarebbe superiore. Poi si tratta di vedere quali tempi la Ue si darebbe per indicare quale deve essere il calo del debito «a un ritmo soddisfacente» di avvicinamento al 60% del pil.
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