“Nudo che scende le scale”. Se ci trovassimo di fronte a questa tela senza l’ausilio del titolo didascalico, difficilmente riusciremmo a capire di cosa si tratti. Grazie al titolo poi, lo decifriamo scorgendo le scale, le gambe angolate alle ginocchia, il corpo, la testa, le braccia.
La figura in movimento che Duchamp rappresenta, come è evidente, non manifesta alcun carattere erotico e non mostra alcun riferimento sessuale: perché quindi questa tela venne rifiutata? Sappiamo benissimo che il nudo è uno dei soggetti in assoluto più accademici, e quindi più legato alla tradizione. Le avanguardie si pongono come alternativa o piuttosto come sovversione del tradizionalismo accademico. Per questo i colleghi cubisti non poterono accettare che una tela, anche se stilisticamente, formalmente e schematicamente d’avanguardia, avesse come soggetto un nudo.
Non era un nudo disteso, un languido nudo adagiato su drappi, era comunque una figura in movimento, interpretata con grande ironia e in una chiave del tutto moderna resa sovrapponendo in rapida successione circa venti figure statiche. L’opera di Duchamp si avvicina in maniera inequivocabile alla corrente futurista italiana, ma anche per i futuristi la tela non rientrava nel loro concetto di modernità e di movimento legato alla meccanica.
Disconosciuto dai cubisti
Per questi motivi i colleghi cubisti disconobbero Duchamp negandogli l’appartenenza al movimento. Successivamente l’opera venne esposta alla collettiva “Armony Show” di New York, ma anche qui non fu apprezzata poiché oltreoceano non si era a conoscenza del fermento delle avanguardie europee.
Tuttavia il “nudo” era un perfetto frutto del suo tempo, infatti è proprio di quel periodo storico l’invenzione del cinema, che altro non è che un susseguirsi di immagini statiche (fotografiche) che prendono vita.
Ma Duchamp, nonostante la sua genialità, non fu capito perché, anche se si avvicinava a diverse correnti, non ne rappresentava appieno alcuna. Ancora lontano dal Dadaismo, con quest’opera anticipava ciò che sarebbe stato il suo approccio all’arte: ironia, smitizzazione, folle invenzione.
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