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Qual è il periodo di attesa per richiedere il trasferimento presso un altro ente pubblico dopo l’assunzione?

Il trasferimento tra enti pubblici in Italia è regolato da disposizioni specifiche che variano a seconda dell’ente nel quale si lavora. Tali normative definiscono i requisiti e i tempi per i trasferimenti, stabilendo le condizioni sotto cui possono essere richiesti e autorizzati.

Non esiste una regola valida per tutti i trasferimenti, ma è importante conoscere le disposizioni specifiche che regolano questa pratica. Per esempio, per i trasferimenti tra sedi centrali di diversi ministeri, agenzie ed enti pubblici nazionali non economici, è necessario l’assenso dell’amministrazione di destinazione entro due mesi dalla richiesta.

Inoltre, l’amministrazione di destinazione deve avere una percentuale di posti vacanti superiore rispetto a quella dell’amministrazione di appartenenza per poter accogliere il dipendente richiedente il trasferimento.

Per quanto riguarda i trasferimenti tra enti locali, è importante notare che il personale deve rimanere all’interno dell’ente di assegnazione per almeno tre anni, secondo il decreto sul Reclutamento.

Il decreto legislativo 80/2021 ha introdotto importanti cambiamenti in merito alla mobilità del personale pubblico, eliminando l’obbligo del “nulla osta” per i dipendenti che desiderano trasferirsi presso un altro ente pubblico. Tuttavia, ci sono delle eccezioni a questa regola, come nel caso dei dipendenti assunti da meno di tre anni e in situazioni specifiche.

È fondamentale sottolineare che tutti i dipendenti, indipendentemente dal periodo di servizio, devono rispettare un obbligo di permanenza nella loro sede di prima destinazione per almeno 5 anni, incluso il personale degli enti locali.

Il Decreto-Legge 146/2021, noto come Decreto Fiscale 2022, ha introdotto diverse misure di interesse per gli enti pubblici, inclusa una maggiore flessibilità nella mobilità del personale tra le pubbliche amministrazioni.

Il Decreto ha inoltre stabilito disposizioni riguardanti i collocamenti fuori ruolo e i comandi di personale presso le amministrazioni coinvolte nei programmi nazionali di ripresa e resilienza, rendendoli obbligatori fino al 2026. Queste misure mirano a promuovere la mobilità e il coinvolgimento del personale in progetti chiave per la ripresa e la resilienza nazionale.

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