Politica

Referendum al nord, Zaia punta allo statuto speciale per il Veneto

Dopo il trionfo del referendum sull’autonomia in Veneto e Lombardia oggi è il il referendum sull’autonomia oggi è il giorno delle reazioni. Anche l’Emilia Romagna con il suo presidente Stefano Bonaccini ha firmato con il presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, una dichiarazione di intenti che porterà a un percorso condiviso sull’autonomia.

Si tratta dell’iter previsto dalla Costituzione per attribuire alle Regioni ulteriori “forme e condizioni particolari di autonomia” ed è la strada che dovranno percorrere, anche la Lombardia e il Veneto. Le due regioni hanno intrapreso la strada del referendum per un motivo puramente politico. Il risultato del referendum, infatti, ha un peso che rafforza la posizione della Lega al tavolo degli alleati di centrodestra. Una consultazione che è costata cara: 50 milioni di euro alla Lombardia e 14 al Veneto.

Le posizioni dei due governatori di Veneto e Lombardia

Maroni e Zaia sono sempre più proiettati verso l’autonomia di Lombardia e Veneto. Il Governatore della Regione Veneto Luca Zaia, insieme all’apertura del negoziato col Governo rilancia e punta allo Statuto speciale, e dunque vorrebbe una modifica della Costituzione.

Roberto Maroni, governatore della Lombardia ha assicurato che da oggi 24 ottobre il Consiglio regionale è pronto ad “aprire nei tempi più rapidi possibili il confronto col Governo e mettere a frutto il risultato ottenuto” nel Referendum.

Dal punto di vista politico, Maroni ha sottolineato di voler seguire la “strada istituzionale” e non nasconde un certo disappunto per la scelta che il suo collega del Veneto ha fatto nel chiedere che il Veneto diventi una regione a statuto speciale.

Il Governatore della Lombardia ha assicurato che il Premier Gentiloni si è detto pronto a trattare su tutte le materie previste “compreso il coordinamento del sistema tributario”, che vedrà anche il coinvolgimento del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) quando si tratterà di discutere il cosiddetto residuo fiscale da lasciare alle Regioni. Maroni non ha illusioni quando dice: “MEF sarà un osso durissimo, ma anche da questa parte c’è qualcuno con le spalle larghe”.

Redazione

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