Cronaca

Safer Internet Day: 235 vittime di cyberbullismo nel 2016 [video]

Il 7 febbraio si celebra il “Safer Internet Day”, la giornata della sicurezza in Rete, un progetto lanciato nel 2004 dall’Unione Europea. Nel 2016 anno sono stati ben 235 i casi trattati di cyberbullismo, cioè le denunce in cui i minori sono risultati essere vittime di reato. Lo confermano i dati forniti dalla polizia postale e delle comunicazioni, che proprio per sensibilizzare sul tema ha lanciato la campagna “Una vita da social”.

L’obiettivo dell’iniziativa è quello di prevenire gli episodi di violenza, prevaricazione, diffamazione e molestie sul web puntando a responsabilizzare i giovani nell’uso delle parole. I ragazzi potranno lanciare i loro messaggi attraverso un diario di bordo 2.0. Infatti, grazie alla collaborazione con Baci Perugina, nasce #unaparolaeunbacio, l’hashtag per dire no al cyberbullismo documentando le tappe di “Una vita da social” attraverso la condivisione di foto e frasi.

Nell’ultimo anno sono stati segnalati: 88 casi di minacce, ingiurie e molestie, 70 furti d’identità digitale sui social network, 42 diffamazioni online, 27 diffusioni di materiale pedopornografico, 8 casi di stalking. L’8,5% dei ragazzi tra i 14 e i 19 anni è abitualmente vittima di cyberbullismo; ancora peggio se ci concentriamo sulla fascia d’età 11-13 anni, dove si stima che due studenti per classe potrebbero essere potenziali vittime. Sono stati 31, poi, i minori che sono stati denunciati all’autorità responsabile perché ritenuti responsabili di reati: 11 per diffamazione online, 10 per diffusione di materiale pedopornografico, 6 per minacce, ingiurie e molestie, 3 per furto d’identità digitale sui social network, 1 per stalking. Circa 2 ragazzi su 3 dichiarano di aver avuto esperienza diretta o indiretta di fenomeni di questo tipo. Ai numeri elencati, infatti, andrebbero aggiunti quelli di chi ne è vittima ma non denuncia per paura, timore, vergogna.

Di queste ore è la notizia di una tredicenne vittima dei ricatti di un coetaneo, la cui unica colpa è quella di aver ingenuamente mandato un selfie osé al ragazzino che le piaceva. Frenetico è stato il tam tam della rete. La foto è finita su centinaia di telefonini e pagine social e la ragazza è stata additata come una poco di buono, minacciata e insultata, arrivando persino ad ipotesi di suicidio. “Hai presente la cosa delle foto? Uno schifo. Adesso su internet mi insultano tutti, mi chiamano put…, dicono che devo tornare a tagliarmi. E io non lo sopporto più”, ha confessato la piccola a degli amici.

“E’ doveroso portare a termine l’iter della legge per il contrasto del cyberbullismo entro la fine della legislatura. Ecco perché, alla viglia del Safer Internet Day sulla sicurezza on line, affrontare e riflettere, in un dibattito aperto, sul rapporto tra uso della Rete, legislazione e strumenti della giurisdizione è un passo imprescindibile”. Lo ha dichiarato il sottosegretario alla Giustizia Cosimo Maria Ferri, intervenendo a margine del convegno promosso da Telefono Azzurro in occasione del Safer Internet Day.
“Partendo dal concetto che la Rete è una fondamentale risorsa per i diritti della democrazia, per l’ informazione, l’ espressione, l’ integrazione, la multiculturalità, la crescita dei giovani e la maturazione delle opinioni – ha detto Ferri – restano fondamentali il monitoraggio e l’attenzione su alcuni temi specifici. La circolazione sul web di dati e notizie presenta offre contenuti che si arricchiscono nel tempo con i commenti e le post verità, oltre l’autore, lo spazio e il tempo della notizia tradizionale”.
“Urge poi conciliare l’assenza dell’obbligo di vigilanza in capo al gestore con la tutela dei diritti e dell’interesse di tutti coloro che sono coinvolti nella Rete. E’ necessario, più in generale, avviare una riflessione sulla democrazia digitale, realtà suggestiva che, con le sue immense potenzialità, può dar luogo a disarmonie”, ha concluso il sottosegretario.
Per la madrina di “Una vita da social”, Milly Carlucci,  il problema è che “i bulli ci sono sempre stati. Una volta il bullo diceva le proprie stupidita’ al bar, oggi le mette in rete e questa stupidita’ diventa pericolosissima, perché in rete viene moltiplicata, diventando virale. Inoltre – spiega – in branco si sentono molto più’ sicuri”.
Clara Da Boit

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