Fumare negli spazi ospedalieri, vecchia e brutta abitudine. Lo fanno i pazienti e le famiglie in visita ma anche, soprattutto, il personale sanitario. A lanciare l’allarme è il Ministero della Salute.
E’ necessaria una maggiore educazione alla consapevolezza negli ambienti sanitari. Si pensa di inserire il divieto di fumo in tutti gli spazi ospedalieri, non solo quelli ginecologici o pediatrici.
Attenzione poi al lavoro che si fa nelle scuole per l’educazione al fumo. Ok ai centri antifumo, per esempio. Poi ci vogliono le norme, la regolamentazione, i controlli sul rispetto della norma.
Per sensibilizzare sul tema e favorire la protezione dei bambini nasce il progetto Ector, promosso da Roche: un orsacchiotto speciale che avrà il compito di proteggere i piccoli ed educare i grandi sui rischi legati al fumo passivo.
In Italia il 52% dei bambini nel secondo anno di vita è esposto abitualmente al fumo passivo, inala cioè il fumo di chi si accende una sigaretta accanto a lui oppure le particelle che si sprigionano dai vestiti e dai capelli di chi fuma abitualmente.
Il 49% dei neonati e dei bambini fino a 5 anni è figlio di almeno un genitore fumatore e il 12% ha entrambi i genitori fumatori, mentre circa un neonato su 5 ha una madre fumatrice.
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