ROMA – Un cambio di paradigma nel settore agroalimentare europeo è inevitabile alla luce della guerra in Ucraina anche se i contorni della nuova PAC sono già delineati: questo il messaggio lanciato dai massimi esponenti delle Istituzioni italiane ed europee al Convegno organizzato a Roma da EuNews che si è aperto con l’intervento del ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Stefano Patuanelli.
“Nessuno stato membro della UE può essere autosufficiente dal punto di vista alimentare – ha detto Patuanelli -.
L’errore è stato delocalizzare la produzione di materie primarie.
Oggi questo è un tema che ci si pone davanti come criticità.
Per il futuro bisogna capire quali sono le sfide da affrontare e sicuramente la prima – anche per l’approvvigionamento alimentare – è quella energetica: il tema del costo della produzione è centrale”.
A questo proposito, “i piani strategici della PAC non si possono cambiare ma forse è giusto valutare una messa in campo della riforma della PAC con una tempistica diversa, ad esempio una sospensione temporanea per alcuni aspetti o valutare un’entrata in vigore posticipata di un anno dell’intera riforma”, ha ipotizzato il ministro.
Sul tema delle sanzioni imposte sull’onda dell’invasione dell’Ucraina, Patuanelli ha aggiunto: “Il nostro Paese può reggere alle sanzioni imposte alla Russia, ma l’agricoltore italiano non può sopportare da solo un aumento dei costi produttivi così alto, ci vuole supporto alle filiere e all’intero settore agroalimentare”.
“Nessuno in Europa chiede un rinvio della PAC sulla base della guerra in Ucraina – ha replicato invece Paolo De Castro, Eurodeputato, membro delle Commissioni AGR, INTA e BUDG – semmai l’impatto negativo può riferirsi alle nostre imprese in Italia per effetto della redistribuzione delle risorse destinate all’origine come del resto hanno già fatto tutti i Paesi europei”.
Dello stesso avviso il direttore generale della DG AGRI della Commissione Europea, Wolfgang Burtscher, secondo il quale “il problema dell’industria europea è che siamo troppo dipendenti dall’importazione di alcune materie prime, dobbiamo lavorare su questo nella logica della tutela della sicurezza alimentare dei cittadini”.
Mentre il presidente di Federchimica Agrofarma, Alberto Ancora, ha detto: “Condividiamo il percorso di sostenibilità intrapreso dall’Europa, ma non gli obiettivi qualitativi che sono stati posti.
Rinunciare ai fitofarmaci e quindi all’innovazione non aiuta l’agricoltura in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo”.
E ha concluso: “Al contrario questa dovrebbe essere la risposta”.
Per Roberto Pretolani, professore di economia agraria dell’Università degli studi di Milano, “la garanzia degli approvvigionamenti è un tema fondamentale: in Europa le importazioni di prodotti agricoli superano le esportazioni.
Un esempio ne sono le filiere del mais, dell’olio di semi e di girasole su cui gravano problemi di approvvigionamento sia nel breve che nel medio termine”.
“L’art.
33 del Trattato costitutivo dell’Unione Europea – spiega Pretolani – sottolinea l’importanza dell’incremento della produttività agricola e dell’innovazione come fattore determinante.
Oggi abbiamo a disposizione una serie di possibilità: dagli strumenti genetici all’agricoltura di precisione.
La strada da seguire è quella già intrapresa e che ci ha permesso di diventare protagonisti a livello internazionale.
Per farlo però occorre rimuovere gli ostacoli allo sviluppo della ricerca, fondamentale anche poi per il trasferimento di tecnologie.
La sostenibilità non può essere solo ambientale, sociale ed economica, ma anche produttiva”.
“L’Italia – conclude – oggi più che mai deve mantenere una capacità produttiva strategica”.
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