Cronaca

Truffe online, sgominata organizzazione tra la Calabria e l’Abruzzo

Truffe online. Le Province di Reggio Calabria e dell’Aquila sono al centro di un’operazione anti truffa dei Carabinieri del Comando di Provinciale di Messina.

Fermate all’alba 5 persone ritenute responsabili – a vario titolo – di associazione per delinquere finalizzata alla frode informatica, accesso abusivo a sistema informatico o telematico e sostituzione di persona.

Ordinato anche il sequestro preventivo, disposto nei confronti dei conti correnti e depositi bancari nella disponibilità degli indagati, per un valore complessivo di oltre 1,2 milioni di euro.

Truffe online: operazione “Fraudatores”

Il provvedimento restrittivo scaturisce da un’indagine denominata ‘Fraudatores’, avviata nel febbraio 2018 “i cui esiti hanno permesso di comprovare l’operatività di un gruppo di cyber criminali, con base nella fascia ionica reggina e attivo sull’intero territorio nazionale, specializzato nel sottrarre ingenti somme di denaro da diverse centinaia di conti correnti bancari on line”.

Gli indagati riuscivano a modificare , sui principali siti web istituzionali (Telemaco Infocamere, www.inipec.gov.it, www.registroimprese.it, etc..), gli indirizzi di posta elettronica certificata (p.e.c.) di alcuni tra i più noti istituti di credito nazionali ed esteri, sostituendoli con quelli di analoghe caselle di posta certificata, denominate in modo del tutto simile alle originali, appositamente attivate su provider specializzati e intestate a soggetti ignari o inesistenti.

La truffa

I pirati informatici riuscivano ad interporsi tra i titolari dei conti correnti ”on line” e i rispettivi istituti – secondo una modalità di attacco cibernetico nota come M.I.T.M. (man in the middle) – e, dall’altro, ad entrare in possesso delle credenziali utilizzando le quali disponevano una sequenza di operazioni ”home-banking” in favore di ulteriori conti bancari, intestati a ignare vittime di furto d’identità ma gestiti dagli stessi appartenenti alla consorteria.

Le somme rubate venivano riciclate attraverso una sequenza di bonifici effettuati su una serie di conti correnti, aperti fraudolentemente e, in taluni casi, intestati alle stesse ignare vittime.

Se le disponibilità presenti sui conti correnti di cui si appropriavano erano scarse, la banda provvedeva all’azzeramento del saldo del conto attraverso acquisti di merci su siti di e-commerce, facendosi poi recapitare i beni presso indirizzi di comodo nei comuni di residenza.

Redazione

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