Evasione fiscale, ammanco di 11 miliardi nelle casse dello Stato

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Evasione fiscale: in Italia resta alto il dato sull’evasione che nel 2012-14 ha portato ad un gap di mancate entrate tributarie e contributive pari a “107,7 miliardi di euro”. Così l’Istat in audizione davanti alle commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato a Palazzo Madama sulla Nota al Def.  In Italia si riscuote appena l’1,13 per cento del carico fiscale affidato all’esattore, contro una media Ocse del 17,1 per cento.

Propensione all’evasione fiscale e contributiva

“I risultati presentati, che scaturiscono da stime coerenti con i dati di Contabilità nazionale, confermano un’elevata propensione all’evasione fiscale e contributiva in ampi settori della nostra economia”, spiega il presidente Istat Giorgio Alleva. “In media, per il triennio 2012-2014, per il quale si dispone di un quadro informativo completo e dettagliato, si osserva un gap complessivo pari a circa 107,7 miliardi di euro, di cui 97 miliardi di mancate entrate tributarie e 10,7 miliardi di mancate entrate contributive. Dal 2012 al 2014 l’aumento delle mancate entrate tributarie ammonta a 4,6 miliardi di euro, mentre le stime relative al 2015 mostrano alcuni segnali di miglioramento”.

Dato in aumento

Anno dopo anno, il dato  aumenta: 107,6 miliardi nel 2012, 109,7 nel 2013, 111,7 nel 2014. E sia pure in diminuzione i dati provvisori del 2015, contenuti nella nota di aggiornamento al Def, non fanno presagire un cambio sostanziale di rotta come ha anticipato qualche giorno fa il nostro Roberto Petrini. Il calo risulterebbe infatti di 3,9 miliardi e non c’è ancora una valutazione esatta del mancato introito Irpef dei lavoratori dipendenti irregolari, pari nel 2014 a 5,1 miliardi. Ben che vada, si tornerebbe quindi ai livelli del 2012. Una situazione tale da far dire ieri al presidente dell’Istat Giorgio Alleva che la lotta all’evasione “è strategica”. Ovvio.

Evasione dell’Irpef

Alta la propensione a evadere l’Irpef da parte del lavoro autonomo ha raggiunto nel 2014 un impressionante 59,4 per cento. Significa che entrano nelle casse pubbliche solo quattro euro su dieci delle imposte sul reddito dovute da chi esercita un’attività non dipendente. Il 3,5 per cento non viene versato, ma il 55,9 per cento neppure dichiarato. Trenta miliardi e 736 milioni evaporati ogni anno, ma la cosa davvero preoccupante è che in cinque anni l’aumento di questa evasione, dicono i dati della commissione presieduta da Enrico Giovannini, ha superato il 50 per cento. Nel 2010 la calcolatrice si era fermata a 20 miliardi e 149 milioni.

Record nell’evasione dell’Iva

Qualche giorno fa da Bruxelles è arrivata la brutta notizia che l’Italia è il Paese europeo che detiene il record dell’evasione di questa imposta. Ma purtroppo non è una notizia nuova, perché è così da sempre. Il differenziale fra l’Iva dovuta e quella effettivamente pagata sfiora il 30 per cento: 29,7, esattamente. Altri 40,1 miliardi sfumati. Cinque anni prima erano 37,4. È colpa della crisi, deduzione ovvia. Ma fino a un certo punto. Perché la crisi da sola non spiega il fatto che l’Italia rappresenti quasi un quarto dell’evasione Iva dell’Unione europea, contro il 15,3 per cento della Francia e il 3,9 per cento della Spagna, che dalla stessa crisi non sono state certo risparmiate.

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