Lotta alle bufale alimentari che diventano virali in rete. Dall’ananas dimagrante allo zucchero di canna che non fa ingrassare. Dalla banane che sono le più ricche di potassio al kamut spacciato per una varietà di cereali antica con proprietà esclusive.
La Coldiretti ha presentato la top ten delle fake news a tavola con la campagna #stopfakeatavola. Attraverso l’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare.
“Ad essere colpiti nei siti web e sui social sono praticamente tutti i prodotti che finiscono nel carrello. Con accuse a sproposito o al contrario con l’attribuzione di proprietà salutistiche e nutrizionali non verificate”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
“È falso tra l’altro – ha aggiunto – dire che tutti i prodotti alimentari realizzati nell’Unione Europea rispettano le stesse regole. O che i prodotti venduti dal contadino sono meno controllati”.
Una bufala molto comune riguarda le presunte proprietà brucia grassi dell’ananas. Dovuta alla bromelina (contenuta però nel gambo dell’ananas, che nessuno mangia, che comunque favorirebbe la digestione delle proteine e non la neutralizzazione delle calorie e dei grassi) e di alcune ricerche poi smentite.
La vulgata tra gli internauti vuole che il latte sia dannoso perché è un alimento destinato all’accrescimento di cui solo l’uomo, tra gli animali, si ciba per tutta la vita.
In realtà il latte di mucca, capra o pecora rientra da migliaia di anni nella dieta umana. Al punto che il genoma si è modificato per consentire anche in età adulta la produzione dell’enzima deputato a scindere il lattosio, lo zucchero del latte.
Tre italiani su quattro, cioè il 66%, sono preoccupati dell’impatto di quello che mangiamo sulla salute a causa delle fake news.
Ben il 25% degli italiani partecipa a community/blog/chat in internet centrate sul cibo, proprie o di altri. Che influenzano le scelte di acquisto in modo non sempre corretto e veritiero.
“Per noi le fake news sono anche le pubblicità delle aranciate che contengono appena il 12% di succo. O quelle dell’olio di oliva di grandi marchi che fanno immaginare paesaggi toscani mentre contiene quello importato dalla Tunisia. O ancora il prosciutto nostrano fatto con maiali tedeschi senza informazione in etichetta per i consumatori”, ha chiarito Moncalvo.
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