Ascoltato il secondo carabiniere accusato di avere usato violenza sulle due studentesse americane a Firenze. Sono tanti gli elementi oscuri in questa storia. E mentre da una parte la giustizia ordinaria cerca di chiudere il cerchio con l’interrogatorio del secondo indagato. I due hanno violato le regole base del ruolo che rivestivano. In divisa, in servizio, e abbandonando la gazzella fuori dal palazzo dove vivevano le ragazze, non hanno rispettato le condizioni minime di sicurezza, visto che sull’auto potrebbero essere rimaste incustodite le mitragliette in dotazione agli equipaggi.
Verranno risentiti, per cercare di capire se conoscano altre storie, altri possibili reati commessi dai due. Episodi finora non segnalati ma che potrebbero nascondere una prassi consolidata. Del resto, l’intervento della gazzella sotto accusa è stato richiesto direttamente a loro dal proprietario del locale, segno che si conoscevano. E gli indagati sono intervenuti senza avvisare la centrale operativa e senza fare una relazione successiva. Si sono anche fermati al bar a chiacchierare con le ragazze che poi, il giorno dopo, li avrebbero fatti finire nei guai.
Il primo approccio è stato all’interno. Ed è in quella confusione, che una delle giovani ha registrato un brevissimo video, nel quale si vede solamente il pantalone della divisa e la fondina della pistola. Ma la ripresa potrebbe anche essere stata casuale. I quattro si sono rincontrati fuori e, in assenza di un taxi, i carabinieri si sono offerti di dare un passaggio alle studentesse, facendole salire sull’auto di servizio. Fatto, già questo, assolutamente illegale.
Le ragazze confermano il rapporto sessuale, anche se in maniera diversa. La prima in modo più netto: ha anche riconosciuto la foto del suo aggressore. La seconda, particolarmente provata da alcol e hashish, ha spiegato di non ricordare molto. Bisognerà aspettare i risultati degli accertamenti tecnici per capire se ci siano altre prove a sostegno dell’accusa. L’Arma dei carabinieri si costituirà parte civile nel processo. E lo stesso farà il Comune di Firenze, così come ha annunciato lo stesso sindaco Dario Nardella.
Quello che insospettisce i procuratori militari non sono i venti minuti in cui la gazzella è rimasta parcheggiata vicino alla casa delle due studentesse. Ma quello che è successo nell’ora successiva, ovvero subito dopo che i due carabinieri sono usciti dall’abitazione. Ci sarebbe il buco di un’ora. Nella relazione di servizio, infatti, i due militari scrivono di aver realizzato un posto di blocco dalle 4 (ora in cui le ragazze denunciano lo stupro) fino a fine servizio, ovvero alle 6.15.
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