Libia: cessate il fuoco precario amid proteste e scontri contro i manifestanti.

Libia: cessate il fuoco precario amid proteste e scontri contro i manifestanti.

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Proteste e incertezze a Tripoli: la situazione dopo l’uccisione di Abdel Ghani al-Kikli

ROMA (ITALPRESS) – La capitale libica, Tripoli, è al centro di una ondata di proteste e scontri armati seguiti all’uccisione di Abdel Ghani al-Kikli, noto leader del Servizio di Supporto alla Stabilità. Gli eventi recenti hanno amplificato una crisi di legittimità senza precedenti per il Governo di Unità Nazionale guidato da Abdelhamid Dabaiba, accusato di avere responsabilità nelle violenze crescenti. Le manifestazioni, caratterizzate da intense richieste di giustizia, si sono concentrate in Piazza dei Martiri, dove il Dipartimento di Sicurezza Pubblica ha risposto con una repressione armata dei manifestanti.

Il deterioramento della situazione è ulteriormente evidenziato dall’annuncio del Consiglio Presidenziale riguardo a un cessate il fuoco, formalizzato nella Decisione n. 2 del 2025. Questa misura prevede il congelamento delle nomine nelle istituzioni di sicurezza e la creazione di un comitato per la loro ristrutturazione. Tuttavia, l’assenza di meccanismi di esecuzione e sanzioni per i trasgressori ha reso l’iniziativa debole e poco credibile. Le richieste popolari, che invocano giustizia e sicurezza, non trovano risposta, mentre gli scontri e le esplosioni continuano a manifestarsi in diversi quartieri, evidenziando l’incapacità di imporre la tregua.

Iniziative politiche e divieti di esplosioni di violenza

In ambito politico, emergono diverse iniziative informali, tra cui i negoziati condotti da Abdelraouf Kara, comandante della Forza Speciale di Deterrenza. Kara sta dialogando con gli oppositori, i quali chiedono la consegna dell’aeroporto di Mitiga come parte di un accordo più ampio. Le voci che circolano parlano di una condizione: che questo accordo sia legato alle dimissioni del governo attuale. Parallelamente, l’imprenditore Abdelbaset Igtet propone una transizione politica con Mostafa Qaddour al comando, in cambio della rimozione dei ministri della Difesa e dell’Interno.

Le manifestazioni di protesta alimentate dalla crescente rabia popolare si stanno diffondendo nei quartieri di Abu Salim, Souq al-Jumaa e Tajoura, dove i cittadini chiedono non solo la caduta del governo, ma anche un cambiamento radicale nel modo in cui le istituzioni di sicurezza vengono gestite. In questo clima teso, la repressione continua a creare un vuoto istituzionale che potrebbe facilmente sfociare in un’escalation. Senza un intervento politico serio e riforme destinate a ricostruire la fiducia e l’efficacia delle istituzioni di sicurezza, Tripoli rischia di trovarsi sull’orlo di una guerra aperta.

In questo contesto critico, la comunità internazionale è chiamata a prendere una posizione attiva per sostenere un processo di riconciliazione nazionale che potrebbe rivelarsi cruciale per evitare una catastrofe. L’appello è stato rinnovato da parte di vari leader mondiali, tra cui l’ex Segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che ha dichiarato: “La stabilità in Libia è essenziale per la sicurezza della regione e per il benessere del popolo libico”.

Le milizie di Al-Kikli si sono dichiarate pronte a perseguire gli assassini del loro leader, Abdulghani al-Kikli, noto anche come “Ghaniwa”. In una dichiarazione ufficiale, hanno definito l’omicidio come una “flagrante violazione dei valori umani e nazionali”. Sottolineando l’importanza del leader assassinato, l’agenzia ha affermato che Kikli rappresentava un modello di “sacrificio e redenzione” e il suo omicidio sarebbe un tentativo di destabilizzare ulteriormente la sicurezza e la stabilità del Paese.

Inoltre, l’agenzia ha emesso un appello al rovesciamento di quello che ha descritto come un “governo di normalizzazione”, accusandolo di non essere in grado di gestire le questioni statali e di sicurezza. Secondo quanto riportato, questa incapacità ha contribuito a privare il governo della legittimità necessaria per continuare a ricoprire il proprio ruolo. Le tensioni in corso richiedono un’attenzione immediata da parte della comunità interna e dei leader di governo, affinché si risponda in modo adeguato alle necessità urgenti e si avvii un percorso verso la stabilità.

Le dichiarazioni di funzionari e analisti politici evidenziano la necessità di un’azione concertata. “La Libia non può permettersi un altro ciclo di violenza e instabilità,” hanno affermato alcuni esperti in materia di sicurezza. “È fondamentale lavorare insieme per costruire una soluzione che possa portare a una pace duratura.”

– foto IPA Agency –

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