Naufragio Concordia, Schettino si difende con un video su Youtube

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Dopo mesi di silenzio, l’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino ricompare in un video su YouTube intitolato L’onore del marinaio, della durata di circa 18 minuti. Schettino, condannato in secondo grado a 16 anni di carcere per il naufragio della crociera all’isola del Giglio del 13 gennaio 2012,  nega di aver abbandonato la nave se non per cercare di disincagliare l’ultima scialuppa sulla quale si stava abbattendo il transatlantico. Nel video sono presenti foto, spezzoni di filmati, di tg dell’epoca e le testimonianze dell’ex comandante e alcuni passeggeri.

“È falso che io abbia abbandonato la nave e sono in grado di provare quel che dico”, afferma Schettino. “Quando ho capito che la nave stava per rovesciarsi e abbattersi sull’ultima scialuppa che era rimasta incastrata – spiega – sono saltato sulla scialuppa per salvarne gli occupanti”.

In attesa della sentenza della Cassazione, Schettino racconta di essere sceso per liberare l’ultima scialuppa su cui la nave stava per ribaltarsi ulteriormente, e di aver coordinato i soccorsi dalla scogliera secondo le indicazioni della guardia costiera. Nel video si fa riferimento anche alla telefonata con Gregorio De Falco, capitano della capitaneria di porto che ordinò a Schettino di risalire immediatamente a bordo della nave attraverso la biscaggina: “Quando all’1.46 mi chiese di risalire a bordo – spiega Schettino – De Falco ignorava tutte le informazioni ricevute da me, dal comando generale delle capitanerie di Roma e dalla motovedetta coordinatrice dei soccorsi sul campo. Non sapeva che la nave si era abbattuta sul fondo e, soprattutto, che la biscaggina da lui indicata era ormai sott’acqua”. Inoltre, nel filmato c’è anche l’audio di una telefonata con il tenente di vascello, Vincenzo Manna, del comando delle capitanerie a Roma che ordinò al comandante di restare sulla scogliera perché “Ero il loro punto di riferimento visivo e mi disse di conservare la batteria del cellulare”.

Il video si conclude, infine, con una battuta di Saverio Senese, l’avvocato napoletano che ha difeso Schettino nel processo d’appello e che si appresta ad assisterlo anche nel giudizio davanti alla Suprema Corte: “Nonostante lo Stato italiano abbia investito notevolissime risorse per la ricostruzione dei fatti e per la ricerca delle colpe – osserva il penalista napoletano – le conclusioni tecnico-scientifiche poste a base delle condanne sono incerte ed inquietanti. Così come l’accanimento nel pretendere un trattamento sanzionatorio mai così severamente applicato per reati colposi”.

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