Il governo va avanti sul meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile alle aspettative di vita, ma indica una serie di lavori ritenuti “usuranti” che sono esentati dall’adeguarsi all’aumento d’età.
Ci saranno però delle categorie esentate e saranno i lavoratori che svolgono attività gravose o difficoltose. Infermieri che lavorano su turni, operai edili, camionisti, conciatori, ferrovieri, facchini o addetti alle pulizie, spazzini, maestre d’ asilo.
Sono le attività gravose o «difficoltose» che potrebbero essere esentate, totalmente o in parte, dal meccanismo di adeguamento all’aspettativa di vita. Di fatto sono le stesse categorie professionali che possono chiedere l’indennità dell’Ape social al compimento dei 63 anni, con 36 anni di contributi o che – se di anni di contributi ne hanno 41 avendo iniziato a lavorare molto presto – possono aspirare all’uscita anticipata con 41 anni di contributi.
Si tratta di una specifica classificazione delle professioni realizzata dall’Istat: su questa stessa base si lavorerà da qui al tredici novembre, con l’obiettivo di trovare un’intesa definitiva da trasformare in emendamento governativo alla legge di bilancio.
Per quanto riguarda invece le attività gravose resta la sospensione fino al 2026 dell’adeguamento all’ aspettativa di vita. Parliamo di lavori come minatori, palombari, addetti agli altiforni, lavoratori impegnati in spazi particolarmente stretti, oppure in turni notturni continuativi e ancora addetti alla catena e autisti di mezzi pubblici.
Nel dettaglio, sarebbero inclusi in questa lista persone che normalmente sono inseriti in turni di lavoro pesanti o a rotazione: come gli operai edili addetti alle gru, scavatrici o manutentori di edifici. Ci sono pure i macchinisti e parte dei ferrovieri, i conciatori, camionisti, lavoratori impegnati in turni di facchinaggio, gli infermieri (non tutti), operatori ecologici, insegnanti delle materne e degli asili, badanti che assistono persone non autosufficienti. Per tutti loro potrebbero saltare le griglie imposte dalla Fornero riuscendo a anticipare il giorno della pensione anche di 5 anni rispetto ai 67 anni (e oltre) imposti alle norme.
L’ipotesi al vaglio del Governo per dare una risposta al pressing dei sindacati e di una parte della maggioranza che chiedono il blocco dell’aumento dell’età pensionabile si conferma dunque essere l’estensione alle 11 categorie di lavori gravosi (con circa 15mila lavoratori interessati) collegate all’Ape sociale della neutralizzazione fino al 2026 dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita, già prevista dal 1° gennaio di quest’anno per le attività “usuranti” dalla legge di bilancio 2017.
L’idea sarebbe dunque quella di esentare almeno per un certo numero di anni dal “meccanismo automatico” sull’età pensionabile i lavori gravosi individuati con il decollo dell’Ape social, lasciando anche aperta la possibilità di estendere ulteriormente il bacino, aggiungendo anche le categorie dei siderurgici, gli agricoli e i marittimi all’elenco dei “gravosi”. Un’estensione che comunque consentirebbe di rimanere abbondantemente sotto quota 20mila lavoratori interessati.
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