Povertà e privazioni sociali. Secondo Eurostat l’Italia è il Paese che conta, in valori assoluti, più poveri in Europa. È quanto emerge dalle analisi dall’Ufficio Statistico dell’Unione Europea sul tasso di privazione sociale. Nel 2016 i poveri erano quasi 10,5 milioni. La classifica è stata redatta basandosi su una serie di indicatori che valutano le possibilità economiche e di situazione sociale delle persone.
I dati Eurostat confermano inoltre che proseguire gli studi conviene. Non fosse altro che per allontanare o quanto meno ridurre il rischio povertà: più è basso il livello di istruzione più è alto il il tasso di deprivazione sociale e materiale.
Infatti è povera una persona su 4 tra chi ha un livello di istruzione pari a quello della scuola dell’obbligo; il tasso scende a 1 su 7 (14%) per quelli con istruzione secondaria superiore; è di oltre 1 su 20 (5%) tra le persone con un livello d’istruzione ancora superiore.
L’Italia risulta il Paese che conta, in valori assoluti, più poveri in Europa. Nel 2016 i poveri erano quasi 10,5 milioni. La classifica è stata redatta basandosi su una serie di indicatori che valutano le possibilità economiche e di situazione sociale delle persone.
In Italia è il 18% della popolazione (circa 10 milioni di persone) che non possono far cose come: andare in vacanza una settimana all’anno, scaldarsi adeguatamente o avere una macchina, spendere dei soldi in attività ricreative regolari, affrontare una spesa imprevista, in alcuni casi nemmeno mangiare regolarmente un pasto completo o sostituire un mobile che si è rotto. Eurostat sostiene anche che in tutti gli Stati membri dell’Ue il tasso di privazione materiale e sociale “è più alto tra le persone con un livello di istruzione basso”.
Nel 2016, 75 milioni di persone in Europa hanno sofferto a causa di “privazione materiale o sociale”: è una fetta pari al 16% della popolazione Ue. Sono i dati diffusi oggi da Eurostat, l’istituto europeo di statistica. La forbice attorno a questa media europea è spaventosa, perché la percentuale schizza al 50% in Romania (50%) e al 48% in Bulgaria, seguite da Grecia (36%), Ungheria (32%) e Lituania (29%). Scende fino al 3% della Svezia (la più virtuosa), il 4% in Finlandia, il 5% in Lussemburgo e il 6% in Danimarca.
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