Non è un caso che i più recenti Premi Nobel per la medicina siano stati consegnati proprio a dei ricercatori giapponesi. Fa discutere l’ultima scoperta dell’Università di Yamanashi, pubblicata sulla rivista dell’Accademia americana della Scienza, Pnas.
4 agosto 2013. Spermatozoi di topo liofilizzato vengono lanciati nello spazio. Approdano sulla Iss (Stazione spaziale internazionale) per essere conservati a 95 gradi sotto lo zero per 288 giorni. Torneranno sulla Terra quasi un anno dopo, il 19 maggio 2014.
Dallo studio del campione, è emerso che gli spermatozoi in questione, come prevedibile, avevano subito dei danni al DNA, ma ciò che è realmente sorprendente è che, nonostante ciò, siano stati capaci di generare una prole sana, con la stessa proporzione tra maschi e femmine. Sarebbero nati, così, dei veri e proprio “topi spaziali”. L’esperimento ha dimostrato che la fecondazione artificiale è possibile molto al di là dei confini terrestri, perché l’assenza di gravità influenza ma non compromette l’attività degli spermatozoi. Ciò fa pensare che sarà possibile generare una prole sana nello spazio, se l’uomo, nel futuro, riuscirà davvero a colonizzare i pianeti che adesso ammira soltanto sui libri di astronomia.
Fantascienza? Forse sì, se si considera quanto macchinosi e lenti siano state e sono le strade che conducono alla fecondazione artificiale in Italia, ma forse è arrivato il momento di correre per inseguire un presente che è già futuro e, ovviamente, abituarsi ad esso. E’ proprio il caso di dirlo: saremo figli delle stelle.
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