Quando si parla di “Maja Desnuda”, non possiamo fare a meno di pensare alla “Maja Vestida”; in effetti si dice che le due tele fossero installate l’una sopra l’altra con un ingegnoso meccanismo sistemato nella cornice, in modo che l’una (ovviamente la vestida) coprisse l’altra.
La differenza tra le due tele è abissale, se le analizziamo attentamente vediamo due visi molto diversi e due diverse tecniche pittoriche: tanto definita e dettagliata la desnuda, con un uso della luce assolutamente magistrale, più grossolana l’altra, resa con tocchi di colore veloci e pastosi…come se la vestida fosse quasi accessoria alla desnuda.
Tuttavia, questo escamotage non impedì che la tela venisse alla luce e che il povero Goya venisse processato da parte della Santa Inquisizione.
Ma cosa rendeva Maja così oscena? Certo, non era il primo nudo che si fosse visto…quante “Venere” si conoscevano già? L’arte era abituata al nudo e, forse, l’espediente stava proprio lì: mentre gli altri pittori fino ad allora avevano giustificato il nudo inserendolo in contesti mitologici e togliendogli forse quell’umanità che tanto scandalizzava…stavolta Maja era solo Maja (letteralmente una donna del popolo): voluttuosa, nuda, ma più che nuda, spogliata.
E già, la vestida avrebbe dovuto coprirla, ma la sua stessa esistenza stavolta la tradisce, sottolineandone una visione più che mai erotica.
Per non parlare di quello sguardo così malizioso e compiaciuto delle proprie grazie, che pare voglia attrarre a sè lo spettatore. Inoltre non dimentichiamo che per la prima volta nella storia dell’arte erano stati dipinti i peli pubici…tutto ciò non poteva passare inosservato: non solo ai giudici della Santa Inquisizione che la sequestrarono; ai responsabili della Real Academia de San Fernando che ne proibirono la visione fino al 1900; ma che dire dei direttori delle poste Americane che nel 1930, rifiutarono la corrispondenza proveniente dalla Spagna, che fosse stata affrancata con l’omaggio filatelico che la raffigurava?!
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