Quesito sui gay nel Progress test 2017: è scandalo

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Tensione e polemica nelle ultime ore per la questione del quesito sui gay nel Progress Test 2017, il questionario che valuta il livello di apprendimento, somministrato ai 33.000 studenti di Medicina e Chirurgia.

Il quesito sui gay

La domanda che ha dato scalpore: “Quali delle seguenti percentuali rappresenta la migliore stima del verificarsi dell’omosessualità nell’uomo?” ha suscitato le reazioni più disparate, in molti si sono ribellati denunciando una presunta discriminazione nei confronti della comunità gay.

Bisogna ricordare che l’omosessualità è stata eliminata dalla lista delle malattie mentali ormai da 27 anni e che ritenerla una malattia è sicuramente una posizione sbagliata ma ci si deve chiedere se le intenzioni della Conferenza dei Medici che ha redatto le domande fossero realmente queste.

A diffondere la notizia, irritati oltremodo, sono stati tramite facebook Cathy La Torre, esponente di Sinistra Italiana, Arcigay e vicepresidente del Movimento Italiano Transessuali e Marco Grimaldi, consigliere regionale di Sinistra Italiana.

Così si sono pronunciati sulla questione: “Vogliamo sapere se la comunità medica italiana ritiene ancora che l’omosessualità sia una malattia. Vogliamo sapere che senso ha chiedere a dei futuri medici la stima dell’omosessualità nell’uomo. Viene anche chiesta la stima dell’eterosessualità dell’uomo? Perché è bene ricordare che eterosessualità ed omosessualità sono entrambe varianti naturali del comportamento umano”.

Anche la Ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli si è espressa con sgomento: “È francamente incredibile e a dir poco inaccettabile che l’omosessualità sia stata inserita nella categoria delle malattie. Mi auguro che la Conferenza dei corsi di laurea in Medicina provveda ad eliminare dall’elenco delle domande quel vergognoso quesito, che le risposte ad esso date non siano tenute in considerazione ai fini della valutazione del progresso nell’apprendimento degli studenti e che il responsabile di quanto accaduto sia adeguatamente sanzionato“ e ancora “discriminazioni, totale mancanza di rispetto, simili livelli di ignoranza sono elementi con cui mai vorremmo venire a contatto tanto meno nelle università italiane, che sono luoghi deputati non solo alla conoscenza, ma all’alta formazione, con tutto quel che questo significa. In termini culturali e di civiltà”.

quesito sui gay

La replica di Andrea Lanzi

La replica non tarda ad arrivare, ad esprimere il suo dissenso è Andrea Lanzi, esponente della Conferenza dei medici della facoltà di Medicina, luminare dell’Endocrinologia e dell’Andrologia, sbalordito per le polemiche: “Il quesito sui gay è clinicamente corretto e posto in modo rispettoso. Non stiamo dicendo quanti malati ci sono, ma sul piano clinico è giusto sapere quanti omosessuali ci sono in Italia, così come quante donne. Sono dati Istat. In Sociologia, in Psicologia, in Statistica esistono queste stime. Uno studente di Medicina deve possedere questi elementi di Statistica e Demografia. Le domande del test sono trecento e quella successiva era ancora di carattere demografico. C’è già stata una polemica simile su una domanda di carattere lesbico, negli anni scorsi. La reazione delle ministra Fedeli? È stata informata male”.

Il diverbio è ancora acceso e l’argomento scivoloso ha portato la comunità medica e quella gay ad essere in fermento.

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