Sarahah e ThisCrush: cyberbullismo senza filtri. Perché non Tbh?

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Nel momento in cui si crea uno strumento, bisogna pensare a tutti i “pro” e “contro” che questo può portare. È la stessa cosa che accade quando bisogna dare un giudizio. Chi crea, però, deve ovviamente avere le idee chiare prima. È ciò che probabilmente non è successo quando sono stati creati i social network “Sarahah” e “ThisCrush”: due modi per comunicare in maniera anonima con altri utenti, tramite un sistema di domanda e risposta.

Chi scrive una domanda resta anonimo, il nome del destinatario e la bacheca su cui si pone la domanda, invece, è visibile da tutti. “Un’iniziativa che potrebbe dare spunti sociologici e aiutare i più timidi con problemi a relazionarsi”, potrebbe pensare qualcuno. Vero, ma quali sono i contro? Possibilità di cyberbullismo dilagante: insulti, apprezzamenti sessuali, bodyshaming. Un raccoglitore di odio, insomma. Uno strumento che ha più “contro” che “pro” , che può rovinare la vita di una persona, in particolare dei più giovani, ed in nessun modo migliorarla.

Sarahah è nato un anno fa, ma soltanto questo agosto si è sparso a macchia d’olio. Il suo intento iniziale, ha spiegato il suo creatore Zain al-Abidin Tawfiq, era circoscritto ai rapporti lavorativi e a consigli e suggerimenti. Dopo poco tempo il suo utilizzo si è allargato al resto delle possibilità d’uso e ad una quantità inaspettata di utenti. Probabilmente prevedibile, sicuramente arginabile. Su Instagram, di risposta, è nato ThisCrush. In questi mesi, il risultato è stato a senso unico: cyberbullismo senza filtri o controlli. A risentirne sono state, in particolare, le adolescenti: a loro sono stati rivolti gli insulti più gravi e per la maggior parte delle volte a sfondo sessuale.

Cosa si vuole fare? Restare a guardare o chiudere questi servizi anonimi di dubbia utilità? Ricorda molto il vecchio social Ask.fm, ma in una società più rancorosa, più cattiva e maggiormente predisposta al cyberbullismo. È un metodo di comunicazione molto vicino all’utilizzo di profili fake – su pubblica piazza e meno interpersonale – ma comunque pericoloso per l’intimità delle persone vittime di cyberbullismo.

In America, in risposta a tutto ciò, è stato creato Tbh (sigla di “To be honest”). Il social network si propone come “arma” contro il bullismo: gli utenti che ne fanno parte, nonostante anonimi, infatti, non possono insultarsi ma solo scambiarsi complimenti. Una piattaforma di svago, senza litigi e senza odio, che conta già più di 150 milioni di quiz in America.

Un sorriso amaro e una domanda di cui sospettiamo la soluzione: perché in Italia Sarahah sì, ma Tbh no? A voi la risposta.

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