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Studi professionali poco digitalizzati: investimenti fino a 5 mila euro

Milano (ITALPRESS) – Gli studi professionali italiani investono una percentuale molto esigua del loro fatturato in digitale. La maggior parte di essi spende tra i 1000 e i 5mila euro all’anno, mentre solo una piccola parte destina più di 30mila euro alle nuove tecnologie. Nonostante l’adozione degli strumenti digitali per migliorare la qualità dei processi, coordinare il lavoro e ridurre i costi, la maggior parte dei professionisti dedica alla formazione sulla tecnologia non più di un giorno all’anno.

Questa fotografia è stata scattata dal centro interdipartimentale dell’Università di Pavia, Institute for Transformative Innovation Research (ITIR), durante l’evento di kickoff del MindHub “Digitalizzazione e futuro degli studi commercialisti”. L’iniziativa è stata promossa da AssoSoftware, l’Associazione di Confindustria che raggruppa i produttori italiani di software, in collaborazione con l’Accademia dei Commercialisti e la Fondazione Nazionale dei Commercialisti.

La ricerca condotta dall’Università di Pavia ha coinvolto un campione di oltre 1500 professionisti provenienti da tutto il territorio nazionale nel periodo tra il 2020 e il 2022. L’obiettivo principale, come dichiarato da Stefano Denicolai, coordinatore del progetto, è quello di analizzare il livello di digitalizzazione degli studi professionali italiani per comprendere meglio il loro attuale stato di maturità digitale, con particolare attenzione verso i commercialisti.

La ricerca nasce nel contesto del programma Mindhub dell’ITIR per promuovere un confronto e una ricerca tra università e esperti al fine di comprendere il futuro degli studi professionali nell’era dell’Intelligenza Artificiale. “La trasformazione digitale è un driver di cambiamento per lo studio stesso e un’opportunità di rinnovamento dei servizi offerti ai clienti. L’obiettivo è analizzare i nuovi trend tecnologici come l’IA, la Cybersecurity e la Data Monetization, raccogliendo dati sul livello di maturità digitale degli studi per proporre modelli e best practice”, ha spiegato Nicolai.

Sulla base dei risultati della ricerca, si è svolta una tavola rotonda alla quale hanno partecipato Mauro Nicola, dottore commercialista a Novara, Fausto Turco, Presidente dell’Accademia dei Commercialisti, e Pierfrancesco Angeleri, Presidente di AssoSoftware. Angeleri ha sottolineato che gli studi investono poco perché non è stata ancora pienamente compresa l’importanza del digitale per la crescita e lo sviluppo della professione.

L’approccio al digitale è ancora visto come un obbligo per adempiere alle normative, ma è necessario diffondere la cultura digitale e adottare misure per sostenere i professionisti nell’affrontare le sfide della trasformazione digitale. Solo così si potrà contribuire alla diffusione delle competenze digitali, che sono fondamentali per integrare l’IA nei processi produttivi e nei servizi.

Pierfrancesco Angeleri ha concluso affermando che AssoSoftware è impegnata ad accompagnare gli Studi Professionali verso una maggiore maturità digitale.

Redazione

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