Un giovane migrante si è tolto la vita, stringendosi attorno al collo un cappio e lasciandosi soffocare, pendendo da un pilone sovrastante i binari di Stazione Centrale a Milano, in via Ferrante Aporti.
L’allarme è scattato subito dopo mezzogiorno quando il corpo dell’uomo, ancora in vita, è stato notato “penzolare” dal muro della banchina rialzata dalla parte della strada e non dei binari, all’altezza del numero civico 81. Muro che sovrasta la via che ospita magazzini e locali. Immediatamente, sono arrivati i carabinieri, vigili del fuoco e 118 e l’immigrato è stato trasportato a Niguarda dove poco dopo è morto.
Le indagini dei carabinieri di Porta Monforte hanno portato a identificare il cadavere nel corpo di un 31enne cittadino del Mali. Decisivo è stato il rilievo delle impronte digitali. L’uomo si trovava in Italia da almeno un anno e mezzo. Aveva un regolare permesso di soggiorno per protezione internazionale, già concesso e in corso di rinnovo a Modena. Non risulta che avesse indicato un luogo di dimora recente. L’autorità giudiziaria al momento non ha ritenuto di dovere disporre autopsia.
Il corpo è stato rinvenuto lungo la massicciata della ferrovia. Il giovane è stato visto mentre saliva sul muretto e poi si calava con la corda al collo. La morte è stata accertata intorno alle 12.50, ma quando è stato soccorso era ancora vivo, è morto nell’ospedale Niguarda. Una foto del giovane suicida è stata mostrata a tutti gli operatori che lavorano nei centri gestiti da Caritas e da Progetto Arca in Stazione e dintorni, ma per ora nessuno sembra averlo mai visto.
Sono oltre seimila le persone che, da venerdì scorso, hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere l’Italia, portando il totale dall’inizio dell’anno a oltre 43mila: lo ha verificato l’Unhcr. “Questi arrivi massicci e il fatto che più di 1.150 persone siano scomparse o abbiano perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa dall’inizio dell’anno, dimostrano come il salvataggio in mare sia ora più cruciale che mai” commenta l’alto commissario per i rifugiati Filippo Grandi.
L’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino è costernato: “E’ una tragedia. Ma non sappiamo ancora nulla su di lui, non è sicuramente uno di quelli registrato in qualche centro comunale, non era conosciuto dai nostri operatori, adesso faranno controlli su impronte digitali e autopsia per capire chi sia e quali siano stati i suoi problemi”. E poi aggiunge: “Un pensiero a questo cittadino senza dimora. E il bisogno di rafforzare ancora di più la rete degli interventi sociali. In questo Paese la priorità assoluta”. Una preghiera di suffragio per lui è stata recitata durante la messa vespertina, da don Giuliano Savina, parroco di Greco, nella chiesa di Santa Maria Goretti, su sollecitazione della Diocesi, della Caritas e dei volontari che si occupano di migranti: “Per ora c’è solo da pregare in memoria di questa persona – dice il sacerdote – poi si dovrà riflettere sui drammi legati al fenomeno dell’immigrazione”.
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