Prese le donne che avvelenarono Kim Joung-nam: rischiano pena di morte

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Prese le due donne colpevoli della morte di Kim Joung-nam, fratellastro del leader della Corea del Nord Kim Jong-un. La procura della Malesia ha annunciato che le due donne arrestate due settimane fa compariranno in tribunale mercoledì e saranno accusate di omicidio.

L’indonesiana Siti Aisha e la vietnamita Doan Thi Huong, sono state arrestate dopo aver assalito la vittima lo scorso 13 febbraio all’aeroporto di Kuala Lumpur, spruzzandogli sul viso del gas nervino che nel giro di pochi minuti ha causato la morte dell’uomo. Le due, se riconosciute colpevoli, rischiano la pena di morte.

La polizia malese ha ancora in custodia un chimico nordcoreano, la cui detenzione preventiva scade venerdì. La donna indonesiana ha riferito che alcuni uomini l’hanno ingaggiata per effettuare uno scherzo per un programma televisivo nei confronti di Kim, pagadola 400 ringgit, circa 85 euro.

Le autorità malesi sono anche sulle tracce di altri quattro nordcoreani, accusati di pianificare l’attacco e hanno chiesto di poter interrogare un diplomatico dell’ambasciata e un dipendente della compagnia aerea statale che sono stati visti con i sospetti prima di lasciare il Paese.

Dopo la delegazione in Malaysia, la controffensiva diplomatica della Corea del Nord interessa la Cina dove oggi s’è recato il vice ministro degli Esteri Ri Kil-song, nella visita di livello più alto da quella di maggio 2016 di Ri Su-yong, vice presidente del Partito dei Lavoratori, e a pochi giorni dallo stop dell’import di carbone deciso da Pechino. Lo riporta l’agenzia nipponica Kyodo, secondo cui ad attendere Ri all’aeroporto di Pechino c’era un’auto preparata “dal governo cinese”.

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