Confindustria: Pil del Mezzogiorno cresce più velocemente rispetto al resto d’Italia

Confindustria: Pil del Mezzogiorno cresce più velocemente rispetto al resto d’Italia

Confindustria: Pil del Mezzogiorno cresce più velocemente rispetto al resto d’Italia

Dal 2020 al 2023, le regioni meridionali italiane hanno registrato una crescita del PIL del 7,1%, superando Centro e Nord, secondo il Centro Studi Confindustria. Questo contributo è stato determinante per l’andamento economico nazionale, con oltre il 40% dell’incremento occupazionale concentrato nel Sud. Fattori chiave sono stati l’aumento degli investimenti, il sostegno del PNRR con 60,7 miliardi destinati al Mezzogiorno e l’entrata in funzione della ZES Unica da agosto 2024. La combinazione di incentivi e politiche di coesione continuerà a sostenere lo sviluppo, mentre il pieno utilizzo delle risorse disponibili risulta essenziale per evitare stagnazione economica.

La Crescita Economica del Mezzogiorno Supera il Resto d’Italia Grazie a Investimenti e Politiche Mirate

Negli ultimi anni, il Sud Italia ha mostrato una crescita economica significativa, riuscendo a superare quella del Centro e del Nord. Tra il 2020 e il 2023, il Pil delle regioni meridionali è aumentato complessivamente del 7,1%, contro il 5,1% del Nord e il 2,8% del Centro, come evidenziato dal rapporto del Centro Studi Confindustria intitolato “Investimenti per muovere il paese”. Questo risultato è stato determinante per la crescita complessiva del Paese, dato che senza il contributo del Mezzogiorno la crescita nazionale sarebbe risultata inferiore di mezzo punto percentuale.

La forza trainante di questa ripresa risiede in una serie di fattori, tra cui l’aumento degli investimenti nel Sud, supportati da misure come il credito d’imposta per i beni strumentali nell’ambito delle Zone Economiche Speciali (ZES). Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha dedicato 60,7 miliardi di euro al Mezzogiorno, con 108mila progetti su un totale di 298mila, pari al 36% del totale nazionale. Per rendere più efficaci queste risorse, è indispensabile affrontare ritardi burocratici e migliorare la velocità dei pagamenti.

Un ulteriore impulso proviene dall’entrata in funzione della ZES Unica per il Sud, operativa da agosto 2024, che ha semplificato notevolmente gli iter autorizzativi, arrivando a circa 800 autorizzazioni uniche concesse. Fondamentali risultano anche strumenti come la “Decontribuzione Sud” e le politiche di coesione a livello nazionale ed europeo. Complessivamente, sommando PNRR, Fondi SIE e FSC, le risorse stanziate per il Sud negli anni a venire superano i 177 miliardi di euro.

Secondo le proiezioni del Centro Studi Confindustria, il completamento delle misure contenute nel PNRR avrà un impatto positivo sul Pil del Paese, con effetti stimati in un aumento dello 0,8% nel 2025 e dello 0,6% nel 2026 rispetto a uno scenario senza interventi, che vedrebbe invece una stagnazione economica. Per sostenere ulteriormente la crescita, sarà necessario accompagnare queste risorse con manovre di bilancio efficaci e un orientamento verso investimenti produttivi, liberando anche la liquidità attualmente immobilizzata nei depositi bancari improduttivi.

La crescita economica del Mezzogiorno e il ruolo strategico degli investimenti pubblici e privati

Negli ultimi anni il Sud Italia ha mostrato segnali di vitalità economica senza precedenti, superando il resto del Paese in termini di crescita del Pil. Dal 2020 al 2023, il Mezzogiorno ha registrato un incremento cumulato del 7,1%, più elevato rispetto al +5,1% del Nord e al +2,8% del Centro, come evidenziato nel rapporto del Centro Studi Confindustria “Investimenti per muovere il paese”. Questo risultato è frutto di un insieme di fattori dinamici che hanno contribuito a invertire una tendenza di divergenza storica tra il Sud e le altre aree italiane.

Un ruolo centrale è stato svolto dagli investimenti, che nel Sud sono cresciuti in misura superiore grazie anche all’introduzione del credito d’imposta ZES per l’acquisto di beni strumentali. Nonostante persista il problema della natura annuale di questi finanziamenti, l’apporto del PNRR è stato decisivo, con oltre 60 miliardi di euro destinati specificamente al Mezzogiorno. Il territorio ospita circa 108mila progetti su un totale nazionale di 298mila, pari al 36%; per massimizzare l’efficacia di tali interventi è importante affrontare le criticità strutturali come i ritardi nei pagamenti e nelle opere pubbliche.

Altro elemento chiave è rappresentato dalla Zona Economica Speciale Unica, operativa dallo scorso agosto, che ha facilitato gli investimenti privati attraverso semplificazioni amministrative e autorizzative, con circa 800 Autorizzazioni Uniche già rilasciate. Inoltre, strumenti come la “Decontribuzione Sud” potrebbero esser fondamentali se rinnovati. La politica di coesione, sia nazionale che europea, si conferma importante, benché vi sia la necessità di potenziare le capacità gestionali locali. Complessivamente, includendo Fondi SIE e FSC, il Sud dispone di risorse per circa 177 miliardi in un arco pluriennale.

Anche per favorire una crescita più robusta dell’intero Paese, spicca l’esigenza di sbloccare capitali attualmente immobilizzati nei depositi bancari improduttivi e di accompagnare il PNRR con manovre di bilancio che incentivino gli investimenti produttivi. Le stime prevedono che l’attuazione del PNRR possa contribuire con circa 130 miliardi di risorse tra il 2025 e il 2026, generando un incremento del Pil vicino all’1,4% nel biennio. Qualora però venisse impegnata solo metà di tale disponibilità, l’impatto positivo si ridurrebbe significativamente, causando una stagnazione economica nel Paese.

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