Bini Smaghi e l’impatto delle politiche USA di Trump sul mercato delle valute.
Debito e Inflazione: L’Analisi di Lorenzo Bini Smaghi
Situazione Economica degli Stati Uniti
Firenze – Palazzo Vecchio, Salone dei 500. Un evento significativo come il Wired Next Fest 2019 ha visto Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Société Générale, discutere delle attuali sfide economiche degli Stati Uniti. In un’intervista con Mario Calvo Platero, Bini Smaghi ha tracciato un quadro allarmante per l’economia americana sotto l’amministrazione Trump.
Il debito pubblico degli Stati Uniti è in un percorso che si preannuncia “insostenibile”. Secondo le ultime proiezioni del Fondo Monetario Internazionale, il rapporto debito/Pil è previsto aumentare drasticamente, passando dal 121-122% nel 2024 al 140% entro la fine del decennio. Una combinazione di spese pubbliche in crescita per il welfare e il costo politico di aumentare le tasse sta aggravando questa situazione. Bini Smaghi ha avvertito che non si tratta solo di un problema interno, ma che la stabilità del dollaro, considerato una riserva di liquidità globale, è a rischio.
Pressione sulla Federal Reserve e Politiche Monetarie
L’ex banchiere centrale ha espresso preoccupazione per la Federal Reserve, che si trova sotto crescente pressione politica. Con l’imminente arrivo di membri nominati da Trump nel Board della Fed, il rischio di tagli ai tassi di interesse si fa più significativo, nonostante la situazione economica attuale. Con un tasso di disoccupazione ai minimi storici e un deficit strutturale previsto intorno al 7% nei prossimi anni, Bini Smaghi ha avvertito che un’inflazione in risalita potrebbe sorprendere i mercati, portando a una reazione negativa sulle valutazioni azionarie.
Andamento del Cambio Euro/Dollaro
Parlando del tasso di cambio euro/dollaro, Bini Smaghi non ritiene che l’attuale livello sia fuori scala, evidenziando oscillazioni storiche negli ultimi dieci anni. Tuttavia, la combinazione di un dollaro debole e un euro forte potrebbe avere implicazioni dirette sulla competitività europea, in particolare per le esportazioni. L’accelerazione del quantitative tightening da parte della Banca Centrale Europea, in contrasto alla politica meno restrittiva della Fed, crea un terreno fertile per un rafforzamento dell’euro proprio nel momento in cui le economie di Francia e Germania stanno rallentando.
Un’analisi storica mostra che negli ultimi 25 anni il debito USA è più che raddoppiato, mentre nell’Eurozona è aumentato meno drasticamente. Tuttavia, gli Stati Uniti continuano a godere di una crescita più alta, accompagnata da tassi di interesse più contenuti. Il disavanzo medio americano, pari al 6% annuo, è il doppio rispetto a quello europeo, ponendo interrogativi sulle politiche fiscali future.
Gli Effetti Externi e Rischi Settoriali
Bini Smaghi ha anche enfatizzato l’impatto degli attuali dazi commerciali e la ri-politicizzazione del commercio, che al momento non stanno mostrando effetti immediati, ma potrebbero avere implicazioni a lungo termine sul mercato. Inoltre, ha identificato un possibile rischio di bolla negli investimenti in intelligenza artificiale, sottolineando l’enorme fabbisogno energetico e di capitali dei data center.
Nel settore bancario, i dati del terzo trimestre negli USA sono incoraggianti, sostenuti da trading e fusioni e acquisizioni alimentate dall’AI. In Europa, tuttavia, il consolidamento arriverà più tardi. Un futuro rallentamento, insieme a tassi di interesse elevati, potrebbe comportare rischi significativi per il sistema bancario, anche se, a differenza della crisi del 2008-09, gli istituti finanziari attuali sono più capitalizzati e meglio presidiati.
La Ricerca di Alternative Tecnologiche
Nel contesto geopolitico, Bini Smaghi ha evidenziato come esista una crescente sfiducia europea nel dipendere dalla tecnologia statunitense e cinese. Settori come il cloud computing, i pagamenti digitali e altre aree stanno cercando soluzioni alternative, un processo che, seppur lento, sta diventando una priorità condivisa.
Infine, la “brutta notizia” per i mercati rimane chiara: se l’inflazione negli Stati Uniti si stabilizza sopra il 3% e la Fed non potrà incentivare tagli ai tassi, ci si può aspettare un inasprimento dei prezzi degli asset che potrebbe influenzare ampiamente l’economia globale.
Le parole di Lorenzo Bini Smaghi aprono una serie di interrogativi sull’orientamento futuro delle politiche economiche, non solo per gli Stati Uniti ma per l’intero panorama economico mondiale.
Fonti Ufficiali
- Fondo Monetario Internazionale (FMI)
- Federal Reserve
- Société Générale
(ITALPRESS)
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