Al Gore: “Non avrei mai previsto l’impegno della Cina nella lotta al cambiamento climatico.”
Riflessioni sul ruolo degli Stati Uniti nella transizione energetica globale
Venticinque anni fa, Al Gore si trovava nel pieno della sua campagna presidenziale negli Stati Uniti, a poche settimane da un’elezione che gli sarebbe sfuggita, nonostante avesse vinto il voto popolare. La sua piattaforma comprendeva azioni climatiche ambiziose, posizionando l’America come leader naturale in una transizione ambientale globale.
L’ironia degli eventi accaduti da allora non sfugge a Gore. “Se tornassi indietro a 25 anni fa, non avrei mai pensato che questo fosse il risultato più probabile”, afferma, riferendosi all’emergere della Cina come forza principale nella transizione energetica, un’alternativa che sarebbe sembrata quasi fantasiosa per il candidato che sperava di guidare la politica climatica americana dalla Sala Ovale.
Gore non lamenta la leadership climatica cinese, ma celebra il fatto che qualcuno stia procedendo in tal senso, pur esprimendo frustrazione per la rinuncia degli Stati Uniti. Secondo lui, il pianeta non si preoccupa di quale paese guidi la strada verso la sostenibilità, purché qualcuno lo faccia. Ciò che lo preoccupa di più è il costo opportunità, ossia l’idea che l’innovazione e l’influenza americana potrebbero accelerare i progressi globali se il paese non stesse smantellando le proprie politiche climatiche.
