Corte indiana respinge la difesa di X sulla libertà di parola, sostiene i poteri di rimozione governativa.
Riconosciuto il diritto del governo indiano sulle rimozioni di contenuti
Un tribunale indiano ha respinto il tentativo di Elon Musk e della sua piattaforma X di impugnare le ordinanze di rimozione di contenuti emesse dal governo indiano. La corte ha stabilito che, in quanto azienda straniera, X non gode del diritto costituzionale alla libertà di espressione secondo la legge indiana.
La decisione della Corte
Mercoledì, l’Alta Corte del Karnataka ha validato l’uso da parte del governo indiano di un portale online centralizzato per emettere ordini di rimozione di contenuti. A tal proposito, il tribunale ha stabilito che le piattaforme straniere non possono invocare le protezioni della libertà di espressione sancite dall’Articolo 19 della Costituzione indiana, poiché tali diritti sono riservati esclusivamente ai cittadini indiani. Questa sentenza rappresenta un momento significativo nell’approccio sempre più deciso dell’India alla regolamentazione delle aziende tecnologiche globali.
Il caso era stato presentato da X nel mese di marzo, contestando una serie di ordini governativi volti a bloccare determinati account e post, inclusi contenuti critici nei confronti delle politiche ufficiali. Al centro della controversia c’era l’utilizzo di “Sahyog”, un portale governativo lanciato nell’ottobre scorso che consente alle autorità di ordinare direttamente alle aziende social media di rimuovere contenuti. “Sahyog” significa “assistenza” in hindi. X ha definito questo portale come un “portale di censura”, sostenendo che il processo fosse privo di trasparenza e violasse i principi della libertà di espressione.
“L’Articolo 19 della Costituzione indiana, nobile nel suo spirito e luminoso nella sua promessa, rimane, comunque, una Carta dei Diritti conferita solo ai cittadini. Il petente che cerca rifugio sotto questo ombrello deve essere un cittadino della nazione, in caso contrario non può invocare la protezione di quest’Articolo”, ha affermato il giudice M. Nagaprasanna nella sua sentenza.
L’espansione tecnologica di Elon Musk in India
Questa sentenza arriva mentre Musk sta ampliando la sua presenza in India, avendo recentemente avviato le operazioni di Tesla e ottenuto l’approvazione normativa finale per il suo servizio Internet satellitare Starlink. L’India rappresenta una scommessa strategica per il miliardario, vantando il secondo mercato di utenti di Internet più grande del mondo dopo la Cina, e un governo impegnato a raggiungere una adozione del 30% di veicoli elettrici entro il 2030.
Un legale di X in India non ha rilasciato commenti in merito alla sentenza. Kazim Rizvi, direttore fondatore di The Dialogue, un think tank con sede a New Delhi, ha indicato che la sentenza potrebbe migliorare il coordinamento tra il governo e le piattaforme, ma ha avvertito che la “diligenza” non dovrebbe trasformarsi in un obbligo generalizzato di conformità, specialmente quando le rimozioni avvengono attraverso un portale piuttosto che seguire le procedure stabilite dall’Articolo 69A della Legge sulla Tecnologia dell’Informazione del 2000.
“Per evitare effetti legali indesiderati, il portale dovrebbe operare rigorosamente come un punto di coordinamento e raccolta — un punto di accesso sicuro per le richieste, e qualsiasi azione vincolante dovrebbe provenire da un’autorità competente secondo la Legge o le Norme IT”, ha dichiarato Rizvi a TechCrunch.
