Frana in Svizzera: crolli dei ghiacciai accelerati dal riscaldamento globale attirano l’attenzione.
La frana che ha colpito un villaggio svizzero: un campanello d’allarme per il nostro clima
Il recente crollo di un versante montano nel villaggio di Blatten, situato nella valle del Lötschental in Svizzera, ha sollevato preoccupazioni globali riguardo l’impatto del riscaldamento climatico sui ghiacciai. Secondo il professor Martin Truffer, esperto in fisica glaciale presso l’Università dell’Alaska Fairbanks, il movimento dei ghiacciai è accelerato da un mix di fattori legati al cambiamento climatico, inclusa la destabilizzazione del permafrost e il peso dei detriti accumulati nel tempo. I detriti, sebbene rallentino lo scioglimento dei ghiacciai, possono anche innescare un aumento del movimento del ghiaccio, aumentando il rischio di frane.
Circa 300 persone e il loro bestiame sono stati evacuati dopo che le autorità locali hanno compreso la gravità della situazione. “Quando è diventato chiaro che un intero versante della montagna stava per crollare, abbiamo dovuto prendere misure immediate per garantire la sicurezza della comunità”, ha dichiarato Truffer.
I laghi glaciali: un’altra minaccia in aumento
Oltre ai crolli montuosi, un altro fenomeno legato allo scioglimento dei ghiacciai è rappresentato dai laghi glaciali. Queste formazioni d’acqua, che si creano alla base dei ghiacciai durante il loro ritiro, possono rompersi improvvisamente, causando inondazioni devastanti. Truffer fornisce l’esempio di Juneau, in Alaska, che ha visto inondazioni ricorrenti provocate dal collasso di un lago glaciale. “L’acqua accumulata può anche sollevare un intero ghiacciaio, rendendo il rischio ancor più serio”, avverte l’esperto.
Eventi drammatici riguardanti i ghiacciai non sono rari: nel 2022, una porzione del ghiacciaio della Marmolada in Italia staccatasi ha causato una valanga di detriti, che ha provocato 11 vittime. Altri episodi simili si sono verificati in Tibet e in Perù, dove i ghiacciai hanno generato frane e mini-tsunami, sottolineando così la gravità della situazione.
“La rapidità con cui i ghiacciai possono crollare è sorprendente”, ha affermato Lonnie Thompson, glaciologo dell’Ohio State University. “Questa instabilità rappresenta una minaccia concreta e in crescita, con migliaia di persone in pericolo.”
Scioglimento e perdite irrefrenabili
Le proiezioni degli scienziati sono allarmanti. Secondo uno studio pubblicato recentemente, il riscaldamento globale causato dai gas serra, derivanti dalla combustione di combustibili fossili, ha già portato a una perdita significativa di massa glaciale. Ad esempio, i ghiacciai delle Alpi hanno perso il 50% della loro superficie dal 1950 e potrebbero scomparire completamente entro la fine del secolo. “La Svizzera ha perso il 4% del suo volume glaciale solo nel 2023, segnando un record negativo dopo il 6% del 2022”, afferma un report della Swiss Federal Office for the Environment.
In Perù, oltre la metà della superficie glaciale è andata perduta negli ultimi sessanta anni, con 175 ghiacciai scomparsi solo tra il 2016 e il 2020. “È un fenomeno che ha un impatto devastante sulla disponibilità di acqua e sulle risorse locali”, è quanto riporta uno studio condotto dall’Università di Lima.
Un report pubblicato su Science sottolinea che la perdita di ghiacci è inevitabile: anche se le temperature globali si stabilizzassero ai livelli attuali, si prevede che il 40% dei ghiacciai a livello mondiale andrebbe perduto. Diversi esperti, come Truffer, mettono in guardia sul fatto che per alcune aree, il destino è già segnato. “Non è necessario un ulteriore aumento delle temperature per causare la scomparsa di alcuni ghiacciai. La loro esistenza è solamente una questione di tempo”, afferma Truffer con preoccupazione.
In un contesto in cui il riscaldamento globale continua a rappresentare una sfida critica, l’urgente necessità di azioni concrete per mitigare gli effetti del cambiamento climatico diventa ancora più evidente. L’appello a una maggiore consapevolezza e azione globali è un tema ricorrente tra i leader mondiali e gli scienziati, puntando sulla necessità di trasformare radicalmente il nostro rapporto con l’ambiente.
Fonti: Università dell’Alaska Fairbanks, Ohio State University, Swiss Federal Office for the Environment, Università di Lima.
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