Guerra in Medio Oriente: CGIA rassicura, prezzi dei carburanti stabili al momento.

Guerra in Medio Oriente: CGIA rassicura, prezzi dei carburanti stabili al momento.

A poco più di una settimana dall'inizio della guerra tra Israele e Iran, i prezzi dei carburanti in...

A poco più di una settimana dall’inizio della guerra tra Israele e Iran, i prezzi dei carburanti in Italia non mostrano un significativo aumento, anzi, vi è un leggero ribasso rispetto al passato. Contrariamente a quanto accaduto nel 2022 con l’invasione russa in Ucraina, i costi per benzina e gasolio rimangono relativamente stabili. Tuttavia, si avverte che eventi imprevisti, come l’estensione del conflitto o la chiusura dello Stretto di Hormuz, potrebbero scatenare un aumento globale dei prezzi. Inoltre, le imprese italiane affronteranno un significativo incremento dei costi energetici per il 2024.

Aumenti dei Prezzi Energetici: Analisi del Mercato Italiano alla Luce del Conflitto Mediorientale

VENEZIA (ITALPRESS) – A più di una settimana dall’inizio del conflitto tra Israele e Iran, non abbiamo osservato un significativo aumento dei prezzi dei carburanti in Italia. In realtà, i segnali indicano un lieve ribasso nelle quotazioni di molti prodotti petroliferi. È prematuro fare un bilancio complessivo, ma la situazione attuale è nettamente diversa rispetto al febbraio 2022, durante l’invasione russa dell’Ucraina. Allora, dopo due settimane di conflitto, il prezzo della benzina era salito del 16,9%, mentre quello del diesel del 23,8%.

Tre anni fa, a inizio marzo, il costo della benzina superò i 2 euro al litro e quello del gasolio raggiunse quasi la stessa soglia. Solo grazie a una riduzione delle accise introdotta dal Governo Draghi, i prezzi calarono fino ai livelli del 2021. Attualmente, il prezzo della benzina si attesta intorno a 1,7 euro al litro e quello del gasolio a circa 1,6 euro. È importante notare che l’Iran non ha la stessa capacità produttiva della Russia: nel 2024, l’Iran contribuirà con soli 3,8 milioni di barili al giorno, mentre Mosca con 11,2 milioni.

Se la situazione dovesse peggiorare, con un’espansione del conflitto o la chiusura dello Stretto di Hormuz—dove transita il 30% del petrolio mondiale—ci troveremmo sicuramente di fronte a un aumento globale dei prezzi delle materie prime. Ricordando la gravità della guerra e il dolore che provoca, discutere degli effetti economici su paesi distanti dalla zona di conflitto può sembrare insensibile.

Per quanto riguarda i costi dell’energia elettrica e del gas, anche se non direttamente influenzati dal conflitto, si stima un aumento di 13,7 miliardi di euro nei costi per le imprese italiane nel 2024. Se le previsioni attuali si concretizzeranno, il Nord Italia sarà il più colpito, con Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte che affronteranno i rincari maggiori. Le piccole aree regionali, come Basilicata e Molise, sentiranno meno l’impatto, con incrementi sostanzialmente inferiori.

– foto IPA Agency –

(ITALPRESS).

Analisi dei Prezzi Energetici e Carburanti in Relazione al Conflitto in Medio Oriente

VENEZIA (ITALPRESS) – A meno di due settimane dall’inizio del conflitto tra Israele e Iran, si osserva che i prezzi dei carburanti in Italia non hanno subito variazioni significative. Anzi, alcune fonti indicano un leggero abbassamento delle quotazioni per diversi prodotti petroliferi. È importante evidenziare come la situazione attuale sia differente rispetto a quanto accaduto nel febbraio 2022, quando il prezzo della benzina e del diesel aveva registrato incrementi notevoli a seguito della guerra in Ucraina.

A inizio marzo di tre anni fa, il costo della benzina aveva superato 2 euro al litro, mentre il gasolio si avvicinava a tale cifra. Solo grazie alle misure introdotte dal Governo Draghi, i prezzi erano tornati ai livelli precedenti entro la fine del 2022. Oggi, i prezzi alla pompa per la benzina si attestano attorno a 1,7 euro al litro, con il gasolio che si posiziona intorno a 1,6 euro. La capacità produttiva dell’Iran, pari a 3,8 milioni di barili al giorno, è nettamente inferiore a quella della Russia, che contribuisce con 11,2 milioni.

In caso di escalation del conflitto o di chiusura dello Stretto di Hormuz, si potrebbe assistere a un aumento globale dei prezzi delle materie prime. È fondamentale, però, non dimenticare la gravità umana della guerra, in quanto parlarne in termini economici può risultare irrispettoso nei confronti delle vittime. Se da un lato i prezzi dei carburanti non sembrano preoccuparci al momento, il discorso è diverso per l’energia elettrica e il gas, i cui costi per le imprese italiane aumenteranno significativamente nei prossimi due anni.

Secondo le stime, il costo delle bollette per le aziende aumenterà di 13,7 miliardi di euro, con una suddivisione di 9,7 miliardi per la luce e 4 miliardi per il gas. I rincari interesseranno principalmente le regioni del Nord, con la Lombardia in testa, seguita da Emilia Romagna e Veneto. In contrasto, le aree meno colpite saranno quelle più piccole, come la Basilicata e il Molise, che registreranno incrementi marginali.

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