Il tragico suicidio di Jen Bridges-Chalkley a soli 17 anni per la mancanza di supporto sanitario tempestivo.
Jen Bridges-Chalkley: una storia di mancanza di sostegno e inefficienza degli enti
Il 12 ottobre 2021, Jen Bridges-Chalkley si è uccisa a soli 17 anni, gettando luce su un sistema che ha fallito nel fornire il sostegno necessario a una ragazza vulnerabile. Dall’indagine conclusasi nell’aprile 2024 emerge un quadro allarmante di occasioni mancate, mancanza di coordinamento e decisioni sbagliate che hanno portato a questa tragedia. Il medico legale ha evidenziato che il suicidio di Jen sarebbe potuto essere evitato con un intervento tempestivo e corretto da parte degli enti preposti. Questo è stato definito un “fallimento multi-agenzia”, che ha portato a conseguenze drammatiche.
Il ruolo della Camhs e la denuncia della madre
Nel Regno Unito, la Community Child and Adolescent Mental Health Service (Camhs) è il servizio sanitario nazionale dedicato ai bambini e adolescenti con problemi emotivi, comportamentali e di salute mentale. Tuttavia, nel caso di Jen Bridges-Chalkley, la Camhs si è rivelata inefficace e incapace di fornire il supporto necessario. Sharren Bridges, la madre di Jen, ha denunciato con forza le mancanze del servizio, sottolineando come la figlia sia stata lasciata in attesa di terapie e cure per anni, il che ha contribuito al deterioramento della sua salute mentale. La madre ha rivelato al Guardian le difficoltà e le battaglie affrontate nel tentativo di ottenere aiuto per Jen, sottolineando la responsabilità degli enti preposti nel garantire il benessere dei giovani vulnerabili.
La Camhs, composta da psichiatri, psicologi, infermieri e assistenti sociali, dovrebbe offrire supporto e trattamento tempestivo a chi ne ha bisogno. Tuttavia, nel caso di Jen Bridges-Chalkley, il sistema ha dimostrato gravi lacune nell’identificare, diagnosticare e curare correttamente la ragazza. Le diagnosi di disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e di disturbo dello spettro autistico sono state effettuate tardi, nonostante i segni fossero evidenti fin dall’infanzia. Questo ritardo nel fornire a Jen l’aiuto di cui aveva bisogno ha contribuito al peggioramento della sua condizione, portandola ad atteggiamenti autolesionisti e alla minaccia di suicidio.
L’appello della madre e la risposta ufficiale del Surrey and Borders Partnership NHS Foundation Trust
Sharren Bridges ha espresso pubblicamente la sua rabbia e frustrazione nei confronti del sistema sanitario nazionale che, a suo dire, ha abbandonato sua figlia. La madre ha sottolineato come Jen, nonostante i numerosi ricoveri e le crisi, sia sempre rimasta in attesa di un piano terapeutico personalizzato che potesse aiutarla a superare i suoi problemi di salute mentale. La tragedia di Jen Bridges-Chalkley mette in luce la necessità di riforme e miglioramenti nel sistema di supporto ai giovani con disturbi mentali.
In risposta alle accuse e alle denunce della madre, Graham Wareham, amministratore delegato del Surrey and Borders Partnership NHS Foundation Trust, ha rilasciato una dichiarazione ufficiale. Wareham ha espresso il profondo cordoglio per la tragica morte di Jennifer e ha ammesso che ci sono state carenze nel supporto fornito. Ha sottolineato l’impegno del trust nel fornire un approccio terapeutico centrato sulla persona per soddisfare le esigenze di salute mentale di Jen, riconoscendo tuttavia che ci sono stati dei fallimenti nel processo. Il trust si è impegnato a migliorare i tempi di attesa per la psicologia e a garantire un supporto più tempestivo e efficace per i bambini e ragazzi con problemi di salute mentale.
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