Italia, -140mila negozi al dettaglio in 12 anni: il cambiamento del commercio

Italia, -140mila negozi al dettaglio in 12 anni: il cambiamento del commercio

Italia, -140mila negozi al dettaglio in 12 anni: il cambiamento del commercio

Negli ultimi dodici anni, l’Italia ha visto una riduzione di oltre 140mila attività di commercio al dettaglio, con un forte impatto soprattutto nei centri storici e nei piccoli comuni. Sono più di 105mila i negozi sfitti, con rischio di perderne altri 114mila entro il 2035 se non si interviene. Questo fenomeno interessa maggiormente le città medio-grandi del Centro-Nord, mentre al Sud il calo è minore. Confcommercio propone un’Agenda Urbana Nazionale per rilanciare i centri urbani, valorizzare le economie locali e contrastare la desertificazione commerciale attraverso politiche integrate e sostenibili, sostenendo anche le imprese e la rigenerazione degli spazi urbani.

Il declino del commercio al dettaglio in Italia e le strategie per la rigenerazione urbana

Negli ultimi dodici anni, l’Italia ha assistito alla chiusura di oltre 140mila attività commerciali al dettaglio, tra negozi tradizionali e venditori ambulanti, con un impatto particolarmente forte nei centri storici e nei piccoli comuni. Questo andamento, senza l’adozione di nuove politiche di rigenerazione urbana e la valorizzazione degli oltre 105mila locali sfitti, di cui un quarto inutilizzati da più di un anno, rischia di peggiorare ulteriormente, mettendo a rischio la sopravvivenza di altre 114mila imprese entro il 2035.

L’analisi della densità commerciale, ovvero il rapporto tra il numero di esercizi e residenti, evidenzia che molte città di medie e grandi dimensioni del Centro-Nord sono particolarmente vulnerabili a questo fenomeno. Al contrario, alcuni comuni del Mezzogiorno mostrano un calo più contenuto, influenzato anche dalla diminuzione della popolazione residente e da una minore diffusione degli acquisti online. La Confederazione del Commercio (Confcommercio), attraverso il progetto Cities, propone un’Agenda Urbana Nazionale che preveda il coinvolgimento di Governo, Regioni e Comuni per rigenerare i centri urbani, valorizzando le economie locali e le attività del terziario.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, sottolinea come la perdita di negozi rappresenti un problema economico e sociale di vasta portata, con conseguenze negative sulla sicurezza, i servizi e la vitalità urbana. Sottolinea l’importanza di politiche nazionali e strategie condivise tra istituzioni e imprese, volte a sostenere il commercio di prossimità mediante riforme fiscali più giuste, facilità di accesso al credito e interventi mirati per la transizione economica. Particolare attenzione viene posta sulla necessità di riqualificare i numerosi locali sfitti, obiettivo centrale del progetto Cities, che mira a contrastare la desertificazione commerciale favorendo una migliore gestione degli spazi urbani e la valorizzazione delle economie di prossimità.

Nel 2024, in Italia sono attive più di 534mila imprese di commercio al dettaglio, di cui circa 434mila in sedi fisse, quasi 71mila ambulanti e 30mila in altre modalità di vendita, come internet e corrispondenza. Rispetto al 2012, si registra una perdita di quasi 118mila esercizi fissi e 23mila ambulanti, dovuta a chiusure superiori alle aperture. Le ragioni principali riguardano una crescita debole dei consumi interni, mutamenti nei comportamenti d’acquisto e la diffusione delle tecnologie digitali che favoriscono gli acquisti online, settore che nello stesso periodo ha visto un aumento del 114,9% delle imprese attive. I comparti più colpiti sono stato distributori di carburante, articoli culturali e ricreativi, commercio non specializzato, mobili, ferramenta, abbigliamento e calzature.

Il declino del commercio al dettaglio in Italia: sfide e proposte per la rigenerazione urbana

Negli ultimi dodici anni, il commercio al dettaglio in Italia ha subito una drastica riduzione superiore a 140mila attività, comprese quelle con sede fissa e ambulanti. Il fenomeno è particolarmente evidente nei centri storici e nei piccoli comuni, dove la chiusura dei negozi contribuisce a un progressivo svuotamento delle vie commerciali. Il dato emerge da un’analisi dell’Ufficio Studi di Confcommercio, che lancia l’allarme su una possibile ulteriore diminuzione di 114mila imprese entro il 2035, conseguenza di politiche urbane insufficienti e della crescente presenza di oltre 105mila locali sfitti, molti dei quali inutilizzati da più di un anno.

L’analisi della densità commerciale riferita al rapporto tra numero di negozi e abitanti mostra che molte città di medie e grandi dimensioni del Centro-Nord sono particolarmente vulnerabili alla crisi commerciale. Storie differenti riguardano alcune realtà del Mezzogiorno, dove la contrazione delle attività risulta meno marcata, in parte per la diminuzione della popolazione residente e una limitata diffusione degli acquisti online. Di fronte a questi dati, Confcommercio propone una strategia comune che coinvolga Governo, Regioni e Comuni, volta a rigenerare i centri urbani valorizzando le economie locali e le imprese del terziario di mercato.

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, sottolinea come il calo del commercio non sia solo una questione economica, ma un problema sociale che incide sulla sicurezza, i servizi e la qualità della vita nelle città. Per contrastare la “desertificazione commerciale”, è necessario adottare politiche fiscali più eque, facilitare l’accesso al credito e promuovere la riqualificazione degli spazi sfitti. Il progetto Cities rappresenta una concreta risposta a queste sfide, con iniziative che puntano a rigenerare le aree urbane in declino e a sostenere le economie di prossimità, rendendo le città più attrattive per residenti e visitatori.

Nel 2024 il settore del commercio al dettaglio include oltre 534mila imprese, tra negozi fissi, attività ambulanti e altri canali come le vendite online e per corrispondenza. Rispetto al 2012, si è assistito a una perdita significativa di punti vendita tradizionali, determinata da una crescita lenta dei consumi, cambiamenti nelle abitudini di acquisto e la crescente diffusione delle tecnologie digitali. Mentre il commercio online è raddoppiato, settori come distributori di carburante, articoli culturali, mobili, abbigliamento e calzature hanno registrato pesanti cali, evidenziando la necessità di interventi mirati per invertire questa tendenza.

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