Meningite, muore a Firenze un bimbo non vaccinato: 7 decessi negli ultimi due mesi

Salgono a 7 i casi di decesso a causa della meningite in tutta la penisola, e adesso scatta l’allarme. L’ultimo caso di malattia mortale da meningococco C è di ieri, in Toscana. Un bambino di 22 mesi di Porcari, in provincia di Lucca, è morto ieri notte all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze a causa di una sepsi, cioè un’infezione diffusa a tutto l’organismo, da meningococco C. Il piccolo non era vaccinato. 

Sempre al Meyer di Firenze, il 16 dicembre, è stato registrato un caso di un bambino di 4 anni ricoverato in gravi condizioni nel reparto di rianimazione dell’ospedale pediatrico dopo essere stato colpito da una meningite di tipo C. La preoccupazione si deve anche al fatto che il piccolo era già stato vaccinato nel 2013.

I casi degli ultimi mesi

Il 27 dicembre, Sebastiano Petrucci di Agerola (Napoli), è stato ricoverato al pronto soccorso dove era arrivato con la febbre alta e in condizioni definite già critiche dai medici che l’hanno visitato. I tentativi fatti dai sanitari per cercare di salvargli la vita sono stati vani e dopo due ore dall’arrivo in ospedale, il 18enne è deceduto. La diagnosi sulle condizioni del giovane paziente, parla di un caso di sospetta meningite. Chiuso per precauzione il pronto soccorso.

 Il caso della maestra della scuola elementare «Cesare Battisti» del quartiere Garbatella morta il 26 dicembre al policlinico Gemelli di Roma per una meningite. La Regione Lazio, in una nota, ha chiarito che, effettuati gli esami presso la struttura ospedaliera, non si tratta di un caso di meningite meningococcica (per cui non esiste rischio contagio, ndr), ma di una forma dovuta al batterio “Escherichia coli”, senza rischio di trasmissione diretta da persona a persona.

Udine, un uomo di 41 anni è morto  il 18 dicembre, a causa di una gravissima infezione batterica che in poche ore ha interessato tutto il corpo. Si sospetta sia meningite derivata da un’infezione da pneumococco.

L’11 dicembre è morto invece un imprenditore colognese di 59 anni. L’uomo ha cominciato a sentirsi male pochi giorni fa. Una febbre molto alta che non accennava a diminuire. Le cure tradizionali non sono servite e la malattia ha fatto il suo corso.  L’uomo è morto 48 ore dopo il ricovero. L’ipotesi è di un’infezione batterica da meningococco di tipo C, la stessa che ha ucciso le studentesse dell’Università di Milano.

È stato invece il meningococco di tipo C, il più diffuso in Italia, a uccidere le due studentesse della facoltà di Chimica della Statale di Milano, Alessandra Covezzi e Flavia Roncalli, il primo caso a luglio, il secondo a fine novembre.

I batteri che causano l’infezione

Oggi, i principali batteri che possono causarla sono tre. Il primo è Neisseria meningitidis (o meningococco): si tratta dell’agente batterico responsabile della forma di meningite più temuta. Esistono numerosi sottotipi di meningococco, ma solo alcuni sono pericolosi per le conseguenze che possono comportare. In particolare, i sottotipi che possono produrre un’infiammazione a livello delle meningi, con esiti anche letali, sono: il meningococco A, il meningococco B, il meningococco C, il meningococco W135 e il meningococco Y. L’altro principale batterio responsabile della meningite è lo Streptococcus pneumoniae (o pneumococco). In genere, questo agente batterico causa infezioni a livello delle prime vie respiratorie, otiti e polmoniti. Può provocare meningite nei bambini e nei soggetti immunodepressi. Infine, c’è il batterio Haemophilus influenzae di tipo B, che provoca generalmente otite, sinusite, polmonite e bronchite. Può determinare la comparsa di meningite solo in presenza di determinate condizioni immunitarie.

La meningite virale, anche nota come meningite asettica, è invece molto meno rara e grave. Spesso non viene neanche diagnosticata perché i suoi sintomi possono essere simili a quelli di una normale influenza. La meningite criptococcica,  è una forma fungina comune della malattia che colpisce le persone con deficit immunitari, come l’Aids.

Alcuni casi di meningite, tipo i due studenti di chimica a Milano, fanno pensare che vi possano essere dei portatori sani di meningococco B o C che trasferiscono i batteri ad altri soggetti sani senza poter essere identificati a meno che non si provveda ad uno screening di popolazione, cosa evidentemente impossibile.

Per quanto riguarda invece una prospettiva per il futuro è importante porsi il problema se aggiungere alle vaccinazioni raccomandate anche quelle contro il meningococco fin dall’infanzia. Attualmente la vaccinazione contro il meningococco C è abbastanza diffusa, ma va aggiunto anche il vaccino contro la forma B che è la più diffusa in Italia.