Monreale, l’arcivescovo Isacchi: “La violenza è la peste del nostro tempo.”

Monreale, l’arcivescovo Isacchi: “La violenza è la peste del nostro tempo.”

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Tragedia e Speranza a Monreale: L’Appello dell’Arcivescovo

MONREALE (PALERMO) – Durante una cerimonia toccante, l’arcivescovo di Monreale, Gualtiero Isacchi, ha lanciato un accorato appello alla comunità, richiedendo una “grazia” in risposta alla violenza che ha colpito la città. “Il nostro grido è soffocato dal dolore e dalla tristezza per l’immane tragedia che ha coinvolto i giovani Andrea Miceli, Salvatore Turdo e Massimo Pirozzo, vittime di una violenza inspiegabile,” ha affermato l’arcivescovo. Questo momento si è svolto in occasione della processione del Santissimo Crocifisso, un evento che quest’anno si è caratterizzato per un forte senso di lutto e penitenza.

Una Comunità Ferita ma Resiliente

Il vescovo Isacchi ha evidenziato come gli eventi drammatici che affliggono la società non siano più solo storie lontane, ma una realtà che ha colpito direttamente Monreale. “Mai avremmo pensato di trovarci di fronte a una circostanza così terribile. Eppure, i fatti di cronaca quotidiani ci avvertivano del pericolo,” ha aggiunto. Il dolore per la perdita di tre giovani vite ha aperto una finestra sull’esperienza collettiva della violenza, che si manifesta in forme varie, dallo spaccio di droga alla maldicenza sui social media.

“La violenza è entrata nei nostri spazi, e quella che consideravamo una piaga lontana si è rivelata una minaccia concreta,” ha dichiarato Isacchi, facendo riferimento ai “piccoli contagi” che, nutrendosi di indifferenza, hanno portato a questa inaccettabile violenza. La comunità si trova ora a fare i conti con la necessità di riflessione e cambiamento.

Monsignor Girolamo Venero, storico arcivescovo di Monreale, aveva già invocato misericordia durante una processione del passato, sottolineando l’importanza dell’unità e della speranza nei momenti bui. Isacchi ha ripreso questo messaggio: “Oggi ci rivolgiamo a Lui con la stessa speranza, chiedendo di liberarci dal male e dal contagio della violenza.”

Riflessioni e Inviti alla Responsabilità Sociale

Il clima di dolore non ha direttamente annullato il coraggio della comunità; al contrario, ha aperto uno spazio per la meditazione e la responsabilizzazione individuale. “Ciascuno di noi deve agire responsabilmente, a partire dalle piccole cose quotidiane. Come parliamo, come scriviamo sui social, come ci comportiamo davanti ai giovani – tutto ciò conta,” ha affermato l’arcivescovo. La comunità è chiamata a diventare un veicolo di vita e non di morte, riflettendo su quanto queste azioni quotidiane possono impattare le vite di chi ci circonda.

L’arcivescovo ha quindi invitato tutti a esaminare le proprie azioni, sottolineando che “questo è l’invito che il Santissimo Crocifisso rivolge nuovamente a Monreale in occasione del 400° anniversario dalla liberazione dalla peste.” È fondamentale riconoscere i propri peccati e sperare in un rinnovamento delle relazioni, del lavoro e della fede.

Nonostante il contesto tragico, c’è spazio per la rinascita e l’impegno comunitario. L’8 agosto 1625, infatti, l’Arcivescovo Venero ordinò azioni straordinarie per liberarsi dai residui di contagio, una pratica che oggi può servire da esempio. “Vi invito a ‘far prendere aria’ ai nostri cuori e alle nostre menti; riconosciamo i nostri peccati e alziamo lo sguardo verso il Santissimo Crocifisso,” ha concluso Isacchi.

In questa luce, la comunità monrealese viene chiamata a un grande sforzo collettivo: “Quest’anno, senza luminarie e festeggiamenti, riusciremo a vedere meglio la vera essenza della nostra fede e della nostra umanità,” ha detto l’arcivescovo. La richiesta di grazia non è solo una richiesta per la città, ma un appello universale verso una società più giusta e pacifica.

Con una determinazione collettiva, Monreale potrà affrontare le ombre del passato e costruire un futuro migliore, un passo alla volta.

Fonti: Arcidiocesi di Monreale, Italpress.

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