Obesità: cause, fattori di rischio, trattamenti efficaci, dati aggiornati, prevenzione essenziale
L’obesità e il sovrappeso sono condizioni mediche caratterizzate da un eccesso di grasso corporeo che può compromettere la salute. L’obesità viene definita da un indice di massa corporea (BMI) superiore a 30, mentre il sovrappeso corrisponde a un BMI compreso tra 25 e 29,9. Questo parametro, calcolato dividendo il peso in chilogrammi per il quadrato dell’altezza in metri (kg/m²), rappresenta un indicatore affidabile per valutare la quantità di grasso corporeo nella popolazione adulta.
Nella popolazione adulta, un BMI compreso tra 18,5 e 24,9 è considerato normale, mentre valori superiori possono indicare condizioni di sovrappeso o obesità. L’obesità grave o morbigena è definita da un BMI superiore a 40. Negli Stati Uniti, oltre due terzi degli adulti sono classificati come sovrappeso o obesi, con circa un terzo della popolazione adulta che ha un BMI superiore a 30. Anche l’obesità infantile è in aumento a livello globale ed è riconosciuta come un serio problema di salute pubblica.
Che cos’è l’indice di massa corporea (BMI)?
Il BMI è uno strumento matematico ampiamente utilizzato da medici e ricercatori per valutare il peso corporeo in relazione all’altezza di un individuo. Nonostante alcune limitazioni, come l’incapacità di distinguere tra massa muscolare e massa grassa, il BMI rimane un indicatore pratico per identificare le condizioni di sovrappeso e obesità nella maggior parte degli adulti tra i 19 e i 70 anni.
La formula per calcolare il BMI è: peso (kg) ÷ altezza (m)². Per chi utilizza il sistema imperiale, la formula è (peso in libbre ÷ altezza in pollici²) × 703. Il BMI consente di classificare le persone in base a categorie di peso secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
- 25-29,9: pre-obesità
- 30-34,9: obesità classe I
- 35-39,9: obesità classe II
- ≥40: obesità classe III (morbilità)
Oltre al BMI, la misurazione della circonferenza vita è fondamentale per valutare il rischio associato all’obesità. Un girovita superiore a 102 cm negli uomini e a 88 cm nelle donne è collegato a un aumento del rischio di malattie metaboliche e cardiovascolari.
Fattori principali e conseguenze dell’obesità
L’obesità deriva da un disequilibrio tra l’apporto calorico e il dispendio energetico. Consumare più calorie di quelle bruciate porta all’accumulo di grasso. Le cause possono essere molteplici, tra cui fattori genetici, metabolici, ambientali, comportamentali e culturali.
Tra i fattori genetici, ad esempio, mutazioni che interferiscono con la produzione o la funzione della leptina, un ormone che regola la fame, possono predisporre all’obesità. La mancanza di attività fisica è un contributo cruciale: le persone sedentarie bruciano meno calorie e quindi tendono ad accumulare peso.
Una dieta ricca di carboidrati semplici e grassi saturi può aumentare ulteriormente il rischio di accumulo di tessuto adiposo. L’abitudine a pasti frequenti e abbondanti, assieme all’assunzione di farmaci che favoriscono l’aumento di peso (come alcuni antidepressivi, corticosteroidi e antidiabetici), contribuiscono anch’essi al problema.
Dal punto di vista metabolico, l’obesità può portare a insulino-resistenza, condizione chiave nello sviluppo del diabete di tipo 2, e ad altre complicanze come ipertensione, dislipidemia (alterazioni dei grassi nel sangue), apnea notturna, osteoartrite e malattie cardiovascolari.
Sono stati documentati inoltre effetti negativi sull’aspettativa di vita: un BMI superiore a 40 è associato a una riduzione significativa degli anni di vita attesa.
