Operata al cervello, muore dopo 4 mesi: medici sotto inchiesta

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La operano al cervello per due presunti tumori e muore dopo quattro mesi. Una donna di 43 anni della Costa D’Avorio era stata operata a luglio del 2015 nel reparto di neurochirurgia dell’ospedale “Civico” di Palermo. La famiglia ha presentato ricorso. La procura ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo. Dieci giorni di tempo alla struttura per presentare la documentazione.

Torna d’attualità la legge sulla responsabilità medica. Per le analisi sarebbe stato usato l’agente diagnostico sperimentale “Fluorescina”, per evidenziare le possibili metastasi, ancora non autorizzato per questo tipo di uso dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa). La legge sulla responsabilità ridotta “tutela” i medici solo in caso le profilassi vengano svolte secondo i giusti procedimenti.

La diagnosi e l’intervento

L’ivoriana era stata ricoverata per una crisi epilettica. Le risonanze avevano messo in evidenza due lesioni del lobo frontale del cervello ed alcuni noduli ai polmoni. Il Civico ha effettuato subito la propria diagnosi, dando due opzioni: piccoli tumori oppure un’infiammazione a causa di un’infezione. La donna era risultata positiva all’Hiv. Così, i medici consigliano alcuni esami più approfonditi, che però non verranno mai eseguiti.

La donna viene operata e l’avvocato di famiglia spiega: “Prima dell’operazione, i chirurghi hanno fatto firmare al figlio della signora, che non capisce bene l’italiano, il consenso informato per l’uso del colorante fluorescina, una sostanza che illumina le cellule tumorali durante l’operazione ma che ancora era in fase sperimentale e non aveva ottenuto l’autorizzazione dell’Agenzia del farmaco per l’utilizzo in caso di interventi chirurgici per tumori al cervello”.

Dopo l’operazione, la quarantenne non sarà più la stessa. Emiparesi e difficoltà a parlare, questi i risultati dell’intervento. Dopo due settimane entra in coma per una meningoencefalite da toxoplasmosi. Morirà il 5 novembre. Il referto istologico confermerà che non si trattava di tumori, ma di lesioni causate proprio dalla toxoplasmosi, che si è aggravata dopo l’operazione.

I responsabili dell’ospedale si difendono: “Gli esami radiologici rilevavano due lesioni compatibili con la diagnosi di glioma e bisognava intervenire”.

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