La premier inglese Theresa May ha illustrato il suo piano per garantire i diritti dei cittadini Ue che vivono nel Regno Unito dopo la Brexit non scalda i partner al Consiglio Europeo.
Sono sei i punti della proposta anticipata ieri sera dalla premier britannica agli altri 27 capi di Stato e di governo. Sei punti per regolare il futuro dei tre milioni di cittadini europei che oggi vivono nel Regno Unito e di quelli che probabilmente si trasferiranno.
Gli europei che oggi vivono nel Regno Unito non verranno cacciati. Su questo c’è il massimo impegno di Londra, che rassicura così anche le famiglie “miste”: non esiste il rischio di separazioni. Questo punto, ha detto May, è una “certezza”. A nessuno verrà chiesto di andarsene e tutti avranno la possibilità di regolarizzare il proprio status.
Tutti i cittadini Ue che risulteranno residenti nel Regno Unito (regolarmente) alla data della Brexit (marzo 2019) otterranno la residenza permanente e potranno godere degli stessi diritti dei britannici per quanto riguarda sanità, scuola, diritti sociali e pensioni. La stessa opportunità verrà data anche a chi (il giorno della Brexit) sarà in Gran Bretagna da meno tempo: basterà raggiungere il traguardo dei cinque anni per ottenere la residenza. Un esempio pratico: se un cittadino europeo si trasferisce oggi a Londra, nel giugno del 2022 avrà gli stessi diritti dei britannici.
Londra ha assicurato che gli europei nel Regno Unito avranno un periodo piuttosto lungo per poter regolarizzare il proprio status in base alle nuove regole, prima della Brexit. Si parla di circa due anni, anche se “dovrà essere ancora determinato” assicurano fonti britanniche.
«Una proposta insufficiente» (Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea). «Non copre i diritti di molti cittadini europei» (Christian Kern, cancelliere austriaco). «Un buon inizio, ma restano molte altre questioni da chiarire» (Angela Merkel, cancelliera tedesca). In ogni caso «è troppo presto per fare una valutazione, mancano i dettagli tecnici che arriveranno solo la prossima settimana» (Charles Michel, premier belga).
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