Un terzo delle aziende assumerà lavoratori stranieri extra UE entro il 2026.

Un terzo delle aziende assumerà lavoratori stranieri extra UE entro il 2026.

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Un’indagine di Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne rivela che un terzo delle imprese italiane prevede di assumere lavoratori stranieri extra UE entro il 2026, spinto dalla difficoltà nel trovare personale locale. Il 68,7% delle aziende è pronto a investire nella formazione di questi lavoratori. Le aziende del Nord Est sono particolarmente attive in questo ambito, con il Trentino-Alto Adige che guida le assunzioni. La necessità di competenze specializzate e il calo demografico in Italia sono tra le motivazioni principali per guardare all’estero, evidenziando il ruolo crescente degli immigrati nella forza lavoro nazionale.

Cresce la richiesta di lavoratori stranieri extra Ue nelle imprese italiane

ROMA (ITALPRESS) – Un terzo delle imprese italiane prevede di assumere lavoratori stranieri non appartenenti all’Unione Europea entro il 2026, o ha già effettuato assunzioni tra il 2021 e il 2023. La carenza di lavoratori italiani è la motivazione principale per il 73,5% degli imprenditori, stimolando il ricorso a manodopera estera. Inoltre, il 68,7% delle aziende investe in formazione per il personale straniero, a differenza del 54,5% di quelle che non assumono extracomunitari. Questi dati emergono dall’indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 aziende manifatturiere e di servizi, con un numero di addetti tra 5 e 499.

Il presidente di Unioncamere, Andrea Prete, sottolinea che l’Italia sta affrontando le conseguenze dell’invecchiamento della popolazione, rendendo i lavoratori immigrati una risorsa essenziale per le imprese. Prete suggerisce di considerare anche gli italiani di seconda e terza generazione, in particolare quelli residenti in Sud America, poiché spesso possiedono competenze richieste e un legame culturale con il Paese.

Secondo i dati, il 47,1% delle imprese ha intenzione di reclutare operai specializzati extra UE entro il 2026, mentre il 32,6% prevede di assumere operai generici. La domanda di manodopera straniera è più elevata nel Nord Est, con il 36,5% delle imprese del Triveneto che prevede di assumere personale extra UE. In confronto, solo il 28,6% delle aziende meridionali ha programmato assunzioni di lavoratori non europei, evidenziando una disparità regionale.

La carenza di lavoratori italiani è citata come principale causa per cercare personale straniero, seguita dalla diminuzione della popolazione giovane e dalle migliori competenze tecniche di alcuni lavoratori esteri. Le aziende manifatturiere, tecnologiche e di dimensioni maggiori mostrano la maggiore propensione a reclutare fuori dall’UE, con il 37,2% di esse che ha pianificato assunzioni rispetto al 27,4% nel settore dei servizi.

Assunzioni di Lavoratori Stranieri in Italia: Un Trend Crescente

ROMA (ITALPRESS) – Un terzo delle imprese italiane prevede di assumere lavoratori extra UE entro il 2026, oppure ha già iniziato a farlo tra il 2021 e il 2023. La principale motivazione per cui gli imprenditori si rivolgono a lavoratori stranieri è la carenza di personale italiano, segnalata dal 73,5% delle aziende. Di conseguenza, il 68,7% delle imprese intende investire nella formazione dei dipendenti stranieri prima del 2026, rispetto al 54,5% di quelle che non selezionano operai extra-europei. Queste informazioni emergono da un’indagine condotta da Unioncamere e Centro Studi Tagliacarne su un campione di 4.500 aziende manifatturiere e di servizi con un numero di addetti compreso tra 5 e 499.

Andrea Prete, presidente di Unioncamere, mette in luce come l’Italia stia cominciando a risentire dell’invecchiamento della popolazione e come i lavoratori immigrati stiano diventando una risorsa fondamentale per il soddisfacimento delle esigenze occupazionali. Inoltre, richiama l’attenzione su un potenziale bacino di italiani di seconda o terza generazione, radicati in Sud America, che potrebbero avere competenze valide e interessi per trasferirsi in Italia, mantenendo un legame linguistico e culturale con il Paese.

Recentemente, il 47,1% delle aziende ha dichiarato di voler assumere operai specializzati extra UE, mentre il 32,6% prevede di assumere operai generici, il 13,3% lavoratori del terziario e l’11,1% artigiani. Le aziende del Nord Est si dimostrano le più attive in questo contesto, con il 36,5% delle imprese del Triveneto che prevede assunzioni di personale extra UE entro il 2026, un dato superiore alla media nazionale del 31,8%. È interessante notare che il Mezzogiorno mostra una risposta più limitata, con solo il 28,6% delle imprese meridionali che ha in programma di assumere stranieri.

Le difficoltà nel reperire manodopera italiana costituiscono, quindi, un elemento cruciale che porta il 73,5% delle aziende a cercare talenti al di fuori dell’Unione Europea. Sebbene altre motivazioni siano menzionate, come il calo demografico e maggiori competenze tecniche dei lavoratori stranieri, il peso principale resta la scarsità di personale locale. Le aziende manifatturiere, in particolare quelle più tecnologiche e di dimensioni maggiori, sono quelle che mostrano una propensione decisamente più alta nell’assumere lavoratori extra europei.

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