La Cgil scende in piazza il 25 ottobre per salari e pensioni più alti
Maurizio Landini partecipa alla Conferenza Nazionale del Partito Democratico sulle politiche industriali a Roma, in un momento critico per il mondo del lavoro in Italia. Sono 82 i contratti collettivi nazionali scaduti, tra cui quelli di metalmeccanici e telecomunicazioni, coinvolgendo oltre 3 milioni di lavoratori. La Cgil denuncia il peggioramento delle condizioni economiche di più di 6 milioni di lavoratori, a causa dell’inflazione e di contratti insufficienti. Per questo ha organizzato una manifestazione il 25 ottobre a Roma, chiedendo il rinnovo dei contratti, l’aumento dei salari, detassazione degli aumenti e maggiori investimenti pubblici in servizi fondamentali.
Le richieste della CGIL per il rinnovo dei contratti collettivi e il miglioramento delle condizioni lavorative
Maurizio Landini ha partecipato alla Conferenza Nazionale del Partito Democratico sulle politiche industriali, tenutasi agli Studios sulla via Tiburtina a Roma, per affrontare temi cruciali riguardanti il mondo del lavoro. Attualmente sono scaduti 82 contratti collettivi nazionali, tra cui quelli di settori strategici come il metalmeccanico e le telecomunicazioni, coinvolgendo oltre 3 milioni di lavoratori. Anche i contratti del pubblico impiego, in particolare nei comparti sanità e funzioni centrali, sono stati rinnovati senza l’accordo di CGIL e UIL, poiché ritenuti insufficienti per garantire tutele adeguate e un reale recupero del potere d’acquisto.
La CGIL evidenzia che oltre 6 milioni di lavoratori hanno subito un impoverimento significativo negli ultimi anni, impoverimento che si è accentuato a causa dell’inflazione, mettendo in difficoltà molte famiglie nel gestire le spese quotidiane. Per rispondere a questa situazione, sindacato ha organizzato una manifestazione nazionale a Roma il 25 ottobre, denominata “Democrazia al lavoro”, con un corteo che partirà da piazza della Repubblica per concludersi in piazza San Giovanni. L’iniziativa vuole sollecitare il rinnovo di tutti i contratti collettivi, un aumento dei salari e delle pensioni, oltre a maggiori investimenti in istruzione, sanità e innovazione.
Nicola Marongiu, responsabile dell’area contrattazione CGIL, ha sottolineato l’importanza di detassare gli incrementi salariali previsti dai nuovi contratti e di escludere gli incentivi per chi non provvede al rinnovo. Poiché lo Stato è il datore di lavoro nel pubblico impiego, il governo deve impegnarsi a stanziare risorse più consistenti rispetto all’attuale biennio 2022-2024, accompagnando tale impegno con interventi fiscali in grado di alleggerire il carico tributario per dipendenti e pensionati.
Nelle Assemblee tenute a Bari, Landini ha richiamato l’attenzione sulla disparità fiscale che penalizza lavoro dipendente e pensioni rispetto a rendite e profitti, tornando a chiedere un cambiamento sostanziale sia nel settore pubblico che privato. La possibile introduzione, nella legge di bilancio, di una riduzione dell’aliquota Irpef al 5% sugli aumenti contrattuali rappresenta un passo verso la valorizzazione del lavoro, ma per la CGIL è fondamentale eliminare del tutto questa tassazione per far sì che gli incrementi vadano interamente ai lavoratori. Infine, viene anche ribadita l’importanza di introdurre un salario minimo legale come strumento di tutela e incentivo per una contrattazione collettiva più equa e incisiva.
La Cgil e Landini chiedono rinnovi contrattuali e giustizia fiscale per i lavoratori
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha partecipato alla Conferenza Nazionale del Partito Democratico sulle politiche industriali tenutasi presso gli Studios sulla via Tiburtina a Roma, dove ha ribadito la necessità urgente di affrontare la questione dei contratti collettivi nazionali scaduti. Sono infatti 82 i contratti scaduti, tra cui quelli dei settori metalmeccanico e telecomunicazioni, che riguardano oltre 3 milioni di lavoratori. Per molti di loro la situazione economica si è aggravata a causa dell’inflazione, che ha eroso il potere d’acquisto, anche per gli oltre 6 milioni di dipendenti del settore pubblico i cui rinnovi contrattuali, pur siglati per il 2022-2024, sono stati giudicati insufficienti dalla Cgil e dalla Uil.
Per rispondere a queste esigenze, la Cgil ha indetto una grande manifestazione il 25 ottobre a Roma, intitolata “Democrazia al lavoro”, che coinvolgerà anche la rete di associazioni “La Via Maestra”. Il corteo partirà da piazza della Repubblica per dirigersi verso piazza San Giovanni, con lo scopo di rivendicare il rinnovo di tutti i contratti collettivi nazionali, pubblici e privati, chiedendo contestualmente l’aumento dei salari e delle pensioni. Nicola Marongiu, responsabile area Contrattazione della Cgil, ha sottolineato come sia importante anche la detassazione degli incrementi salariali legati ai rinnovi contrattuali e l’esclusione degli incentivi per i contratti non rinnovati, con la necessità di un serio intervento fiscale da parte del governo per sostenere i lavoratori e pensionati.
Durante le assemblee sindacali, Landini ha posto l’attenzione sul peso fiscale sproporzionato che grava sul lavoro dipendente e sulle pensioni rispetto ai redditi da rendite e profitti aziendali. Ha esortato il governo a rivedere queste politiche fiscali, evidenziando che nella manovra attuale non sono presenti misure adeguate. Ha inoltre chiesto alle imprese private di rilanciare gli investimenti, dato che in molti settori i profitti sono cresciuti ma non gli investimenti, mentre i salari continuano a diminuire. Questo quadro rende necessario un cambiamento radicale nelle politiche del lavoro e nelle strategie economiche.
Fra le proposte emerse, viene ipotizzata nella legge di bilancio una detassazione degli aumenti salariali derivanti dai rinnovi contrattuali, con una riduzione dell’aliquota Irpef al 5% per il 2025 e il 2026 nel settore privato. Marongiu ha indicato come preferibile azzerare completamente l’imposizione sui maggiori salari, affinché gli incrementi si trasferiscano integralmente ai lavoratori. Per stimolare il rinnovo contrattuale, propone di concedere bonus e incentivi solo a chi applica contratti aggiornati, rafforzando così la contrattazione collettiva di qualità. Infine, la Cgil sostiene l’introduzione di un salario minimo legale per garantire un livello minimo di tutela e contrastare le pratiche di dumping salariale.
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