Nel 2024 l’occupazione cresce del 0,7% in un anno: trend positivo continua

Nel 2024 l’occupazione cresce del 0,7% in un anno: trend positivo continua

Nel 2024 l’occupazione cresce del 0,7% in un anno: trend positivo continua

Nel 2024 l’occupazione in Italia continua a crescere, confermando il trend positivo iniziato nel 2021 dopo il crollo del 2020. Il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni raggiunge il 62,2%, mentre il tasso di disoccupazione scende al 6,6%. Il 2023 ha mostrato un aumento consistente dell’occupazione, soprattutto tra le famiglie con reddito più basso, e una diminuzione dell’inattività. Le variazioni regionali evidenziano incrementi significativi nel Nord-est e al Centro, con un miglioramento anche per i giovani e i lavoratori più anziani. Cresce anche la quota di lavoratori con contratti a tempo indeterminato.

Occupazione in crescita e cambiamenti nel mercato del lavoro in Italia nel 2023-2024

Nel 2024 si conferma la crescita dell’occupazione iniziata nel 2021 dopo il calo drammatico del 2020 causato dalla pandemia. Il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni raggiunge il 62,2%, con un incremento di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Parallelamente, il tasso di disoccupazione scende al 6,6%, diminuendo di 1,2 punti, mentre il tasso di inattività si attesta al 33,4%, registrando una lieve crescita dello 0,1%. Questi dati emergono dall’analisi dell’Istat sul mercato del lavoro e redditi.

L’anno 2023 ha visto un aumento del tasso di occupazione della popolazione attiva (15-64 anni) dal 60,1% al 61,5%, pari a un +1,4%. Si osserva anche una diminuzione contenuta del tasso di disoccupazione, che passa dall’8,2% al 7,8%, e una riduzione dell’inattività dal 34,5% al 33,3%. L’incremento dell’occupazione ha coinvolto in particolare le famiglie con reddito più basso, con aumenti del 2,7% e del 2,1% nelle due fasce di reddito inferiori, che storicamente presentano tassi di occupazione più bassi. La riduzione della disoccupazione è risultata più marcata in queste fasce, con -2,4% e -1%.

Dal punto di vista geografico, il Mezzogiorno, caratterizzato da un tasso di occupazione più basso (48,2% nel 2023), registra un aumento del 1,5%, lo stesso tasso di crescita rilevato nel Nord-est. In particolare, gli incrementi più significativi si osservano nel quinto di reddito più povero nel Nord-est (+5,6%) e nel Centro (+3,9%). Nel Nord-ovest, l’aumento maggiore riguarda la seconda fascia di reddito (+2,9%), mentre nel Mezzogiorno l’incremento interessa la fascia centrale (+2,1%). Solo nel quinto più ricco del Centro si nota un calo dello 0,5%.

L’occupazione giovanile (25-34 anni) registra un tasso del 68,1% nel 2023, con un aumento del 2% rispetto all’anno precedente e un significativo +5% nel quinto di reddito inferiore. Tra le classi di età studiate, l’incremento più elevato è quello dei 55-64enni (+2,3%), soprattutto nel secondo quinto di reddito (+3,5%). Le differenze di genere sono più marcate nei quinti meno abbienti, dove gli uomini presentano un tasso di occupazione del 66,2%, superiore del 27,5% rispetto alle donne (38,7%); nel quinto più ricco, questa differenza si riduce a 7,7%. Si registra inoltre un aumento dell’occupazione a tempo indeterminato, salita dal 39,8% al 41,2%, con un maggiore incremento nel quinto centrale (+2,4%). Il lavoro a tempo determinato diminuisce leggermente nel complesso, sebbene nel quinto più povero sia invece in aumento.

Andamento Positivo del Mercato del Lavoro in Italia nel 2024: Occupazione in Crescita e Disoccupazione in Calo

Nel corso del 2024 si conferma il proseguimento della ripresa occupazionale iniziata nel 2021, dopo il drastico calo subito nel 2020 a causa della pandemia. Il tasso di occupazione della popolazione tra i 15 e i 64 anni raggiunge il 62,2%, con un aumento di 0,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Parallelamente, il tasso di disoccupazione si riduce al 6,6%, segnando un calo dell’1,2%, mentre il tasso di inattività si attesta al 33,4%, registrando una lievissima crescita dello 0,1%. Questi dati emergono dall’analisi condotta dall’ISTAT sul mercato del lavoro e i redditi delle famiglie italiane.

Nel dettaglio del 2023, rispetto al 2022, il tasso di occupazione della fascia 15-64 anni è cresciuto dal 60,1% al 61,5%, con un incremento dell’1,4%. Contemporaneamente, il tasso di disoccupazione mostra una riduzione modesta, passando dall’8,2% al 7,8%, mentre quello di inattività scende dal 34,5% al 33,3%. Tale miglioramento è particolarmente evidente nelle famiglie appartenenti ai quintili di reddito più bassi, dove l’occupazione cresce rispettivamente del 2,7%, 2,1% e 2,1%. La diminuzione più marcata della disoccupazione riguarda proprio questi stessi gruppi, con cali del 2,4% e 1%, contribuendo a una più equilibrata distribuzione delle opportunità lavorative.

Le regioni del Mezzogiorno, nonostante presentino ancora un tasso di occupazione inferiore alla media nazionale (48,2% nel 2023), mostrano segnali di miglioramento analoghi a quelli del Nord-est, che ha registrato un incremento del 1,5%. Gli aumenti più significativi si riscontrano proprio nel quintile più povero del Nord-est, con un’impennata del +5,6%, e nel Centro Italia con un +3,9%. Nel Nord-ovest si evidenzia la crescita maggiore nella seconda fascia di reddito (+2,9%), mentre nel Mezzogiorno la crescita si concentra nel quintile centrale (+2,1%). Tra le fasce giovanili, spicca l’incremento del tasso di occupazione per i 25-34enni, che raggiungono il 68,1%, soprattutto nei gruppi con redditi inferiori.

L’analisi sull’occupazione per classe d’età sottolinea la performance migliore tra i 55-64enni, con un aumento complessivo del 2,3%, concentrato in particolare nel secondo quintile di reddito (+3,5%). Le differenze di genere permangono più accentuate nelle fasce di reddito più basse: nel secondo quintile il tasso di occupazione maschile si attesta al 66,2%, superiore di 27,5 punti percentuali rispetto a quello femminile (38,7%), mentre nell’ultimo quintile il divario è più contenuto (83% uomini, 75,3% donne). Aumenta inoltre la quota di lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, passata dal 39,8% al 41,2%, con un picco di +2,4% nel quintile centrale. Nel contempo, si registra una lieve diminuzione dei dipendenti a tempo determinato, dal 8,1% al 7,9%, eccetto nel quintile più povero, dove si è assistito a un aumento dal 6,8% all’8,1%.

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