Liberarsi dalle pubblicità per concentrarsi sull’impatto significativo.
La Transizione del Modello di Mongabay
Nel 2012, Mongabay ha vissuto una transizione cruciale, un cambiamento che ha segnato una nuova direzione per la nostra organizzazione. All’epoca, il modello pubblicitario stava ancora funzionando, ma io avevo in mente idee che andavano oltre ciò che la pubblicità potesse sostenere. Durante la mia esperienza di reportage in Indonesia, avevo compreso l’importanza di lanciare un servizio di notizie in lingua indonesiana, capace di creare un impatto significativo.
L’Indonesia affrontava gravi problemi di degradazione ambientale, alimentati da corruzione e gestione inadeguata delle risorse naturali. La copertura ambientale era scarsa e spaziava solo su piccole aree dell’arcipelago. Credevo fermamente che il giornalismo potesse fungere da intervento, aumentando trasparenza e responsabilità. Questo mi ricordava il Brasile degli anni 2000, quando il paese è riuscito a ridurre significativamente la deforestazione mentre la sua economia continuava a crescere, sfidando l’idea che la protezione delle foreste e il miglioramento delle condizioni di vita fossero in conflitto.
Un Nuovo Modello di Sostenibilità
Il lancio di Mongabay Indonesia ha avuto un grande successo, e ho iniziato a visualizzare la possibilità di replicare quel modello in altri contesti. Tuttavia, avevo come unica esperienza di gestione quella di supervisionare un negozio di pesci tropicali da adolescente, senza alcuna formazione in fundraising o gestione di non profit. La mia rete di persone facoltose era quasi inesistente. La decisione di procedere con questa nuova direzione comportava rischi, ma il traffico pubblicitario era sufficiente a farmi sentire che non stavo prendendo una decisione avventata.
Ero convinto che il giornalismo basato su fatti e attendibile rappresentasse un bene pubblico, e che esistessero persone e istituzioni pronte a sostenerlo. Quel sospetto si è rivelato giusto. Infatti, ho donato tutti gli articoli di notizie all’organizzazione no-profit, interrompendo del tutto la pubblicità sul sito.
Mongabay ha dovuto adottare una mentalità diversa sotto il modello no-profit. A differenza della pubblicità, che premia il traffico e quindi incoraggia a inseguire clic, questo nuovo approccio ha spostato l’attenzione sull’impatto reale delle storie piuttosto che sul numero di lettori. Ci ha permesso di concentrarci sulla collaborazione anziché sulla competizione. Abbiamo iniziato a rilasciare le nostre storie sotto licenza Creative Commons, consentendo ad altre testate di ripubblicarle liberamente. Questo ha ampliato la portata del nostro giornalismo, permettendo di raggiungere politici, leader comunitari e lettori che altrimenti non saremmo riusciti a coinvolgere.
Una Visione a Lungo Termine
Il nuovo modello ha permesso a Mongabay di crescere globalmente, rimanendo però fedele ai suoi valori fondamentali. Questa evoluzione ha reso possibile non solo l’espansione, ma anche il rafforzamento della nostra missione di informare il pubblico sulle questioni ambientali critiche.
L’innovazione nel nostro approccio è stata altresì supportata da ricerche condotte da fonti ufficiali e accademiche, come la World Wildlife Fund e il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, che hanno dimostrato l’importanza della trasparenza e del giornalismo nella lotta contro la degradazione ambientale.
Il nostro impegno per un’informazione accurata e responsabile ha attratto l’attenzione di enti e donatori, che hanno riconosciuto il valore del nostro lavoro. Questo supporto ha reso possibile la ricerca di storie significative e la produzione di contenuti che avessero un vero peso nelle discussioni politiche e sociali.
In conclusione, la transizione di Mongabay verso un modello no-profit ha rappresentato un passo importante nel nostro sviluppo. Siamo ora in grado di affrontare le sfide ambientali con una narrazione che non solo informa, ma ispira e impegna anche le comunità a livello globale.
Per approfondire la mia esperienza e le sfide affrontate lungo il cammino, potete leggere l’intervista intergrale qui.
di Rhett A. Butler/Mongabay.
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