Amarcord compie 52 anni: l’anniversario del capolavoro felliniano
Nel dietro le quinte: un’opera che fonde autobiografia e teatro della memoria
Il titolo “Amarcord”, dal dialetto romagnolo “a m’arcòrd” (“mi ricordo”), è già una dichiarazione poetica. Fellini attinge alla sua infanzia, ma non per costruire un racconto realistico: a dominare è un immaginario teatrale, quasi circense, in cui le figure diventano archetipi.
La produzione del film fu complessa e accurata: scenografie minuziose, atmosfere costruite in studio, un cast di volti spesso non professionisti ma perfettamente calati nella poetica felliniana.
Il risultato è un’opera che sintetizza in modo magistrale i temi cari al regista — la provincia, il sogno, la caricatura del potere, la fragilità umana — trasformandoli in una narrazione senza tempo.
L’eredità culturale: un film che continua a parlare alle nuove generazioni
A distanza di decenni, “Amarcord” rimane un punto di riferimento irrinunciabile. È studiato nelle scuole di cinema, celebrato nei festival e riproposto nelle retrospettive dedicate al maestro riminese.
La sua capacità di raccontare un’Italia sospesa tra ingenuità, provincialismo, comicità e tragedia ne fa un’opera ancora attuale. Molti registi contemporanei, italiani e internazionali, continuano a citare “Amarcord” come una fonte di isprazione per la libertà visiva e la profondità emotiva.
