Autonomia scolastica: vent’anni di sfide, pochi progressi e troppe criticità da affrontare.
La Crisi della Scuola: Riflessioni e Sfide
Nel 2003, Roberto Maragliano, professore all’Università degli Studi di Roma Tre, sollevava fascinanti interrogativi nel suo libro “La Scuola dei tre No”: “Perché io Repubblica debbo tenere in piedi la baracca, per averne che cosa?”. A distanza di due decenni, queste domande si riflettono in un contesto educativo complesso, segnato da una crisi di legittimazione più acuta. In un’epoca post-pandemica, in cui l’Intelligenza Artificiale ha preso piede, i ruoli della scuola si sono ulteriormente amplificati. Non è solo un’istituzione di apprendimento, ma un laboratorio di cittadinanza e un ammortizzatore sociale. Tuttavia, la confusione tra contenuto e funzione sociale genera disorientamento.
Nel 2025, gli interrogativi di genitori e docenti si amplificano. La burocrazia scolastica pesa e drena energie, costringendo gli insegnanti a diventare impiegati amministrativi. Documenti come PEI, PTOF e RAV assorbono tempo prezioso, riducendo l’interazione diretta con gli studenti. È cruciale per lo Stato avviare un snellimento burocratico e restituire ai docenti la libertà di dedicarsi alla didattica. La domanda dell’allievo “a che pro?” si amplifica con la disponibilità immediata di informazioni grazie all’IA.
Oggi non basta più studiare, ma è fondamentale imparare metodologie per selezionare e analizzare le informazioni. La capacità di discernimento si traduce in competenza essenziale in un mondo carico di fake news. L’alfabetizzazione all’AI diventa necessaria per comprendere l’impatto della tecnologia sulla società. La lezione deve quindi spostare il focus dalla mera memorizzazione alla capacità di porre domande e di agire sul sapere.
