Bankitalia 2024: chiuse posizioni in sofferenza per 6 miliardi euro

Bankitalia 2024: chiuse posizioni in sofferenza per 6 miliardi euro

Bankitalia 2024: chiuse posizioni in sofferenza per 6 miliardi euro

Nel 2024 le banche italiane hanno ridotto le posizioni a sofferenza di circa 6 miliardi, un calo rispetto ai 9 miliardi del 2023, grazie a un minore ricorso alle cessioni e a una gestione più equilibrata tra chiusure interne e cessioni sul mercato. Il tasso di recupero delle sofferenze è aumentato al 41%, con miglioramenti sia sulle posizioni garantite che non garantite, mentre il prezzo medio delle sofferenze cedute è salito al 24%. I tempi di smaltimento si mantengono rapidi, con l’87% delle posizioni chiuse entro tre anni dalla classificazione come sofferenze.

Andamento del recupero e gestione delle sofferenze bancarie nel 2024 secondo la Banca d’Italia

Nel corso del 2024, sono state eliminate dai bilanci posizioni di sofferenza per un valore complessivo di circa 6 miliardi di euro. Questo ammontare, che corrisponde a 1,4 volte il valore delle nuove iscrizioni a sofferenza, risulta inferiore rispetto ai 9 miliardi registrati nel 2023, sia in termini assoluti sia in rapporto alla percentuale delle sofferenze esistenti alla fine dell’anno precedente, passata dal 44% al 37%. La riduzione è dovuta principalmente al calo delle cessioni, scese da 5 a 3 miliardi, collegato alla diminuzione del volume complessivo delle posizioni deteriorate, che ha fatto diminuire la necessità di vendite consistenti. Le strategie di gestione si sono così equilibrate, con una quota di posizioni chiuse internamente pari a 3 miliardi, uguale a quella ceduta sul mercato.

I dati più recenti mostrano ulteriori miglioramenti nei tempi di smaltimento delle sofferenze, grazie sia alla riduzione degli stock sia al miglioramento nella gestione da parte degli intermediari finanziari. L’87% delle posizioni viene chiuso entro tre anni dalla loro classificazione a sofferenza, una percentuale stabile rispetto all’88% dell’anno precedente. Anche le cessioni di inadempienze probabili sono rimaste costanti, intorno ai 4 miliardi.

Il tasso medio di recupero delle sofferenze chiuse è cresciuto di cinque punti percentuali nel 2024, toccando il 41%. Di questi, tre punti derivano dalle chiusure di posizioni garantite da publiche garanzie, che presentano tassi di recupero particolarmente alti. L’incremento è attribuibile sia ai recuperi sulle posizioni gestite internamente, saliti dal 45% al 47%, sia a quelli sulle posizioni cedute, passati dal 30% al 36%, mentre la quota delle posizioni cedute sul totale si è ridotta dal 60% al 50%. Gli asset assistiti da garanzie reali hanno registrato un miglioramento dei recuperi, con un aumento di tre punti fino al 44%, grazie soprattutto al rialzo nelle vendite a terzi (dal 35% al 41%). Per le posizioni non coperte da garanzie reali, il tasso di recupero si è ampliato di nove punti, arrivando al 37%, di cui sei punti derivano da posizioni con garanzia pubblica.

Il prezzo medio delle sofferenze cedute si è attestato al 24% dell’esposizione lorda di bilancio, in aumento di due punti rispetto al 2023. Mentre il valore si è mantenuto stabile al 34% per le posizioni con garanzie reali, è cresciuto significativamente, dal 13% al 18%, per le altre posizioni, grazie al maggiore riconoscimento per quelle garantite pubblicamente. Inoltre, i crediti deteriorati diversi dalle sofferenze sono stati ceduti a un prezzo medio del 51%, con un incremento di circa cinque punti percentuali rispetto all’anno precedente, beneficio condiviso tra posizioni garantite e non.

Andamento e strategie nella gestione delle sofferenze bancarie nel 2024

Nel corso del 2024, le banche italiane hanno ridotto di circa 6 miliardi di euro le posizioni a sofferenza presenti nei bilanci, un valore che corrisponde a circa 1,4 volte quello dei nuovi ingressi. Questo dato rappresenta un calo rispetto all’anno precedente, quando le chiusure avevano raggiunto 9 miliardi di euro, con un’incidenza percentuale del 37% rispetto al 44% rilevato nel 2023. Tale riduzione deriva principalmente da un minor volume di cessioni, passate da 5 a 3 miliardi, in un contesto di progressivo ridimensionamento delle consistenze deteriorate che ha limitato la necessità di operazioni di smaltimento massive. Le strategie adottate oggi mostrano un equilibrio maggiore tra le diverse leve gestionali, con una quota equivalente fra chiusure interne e cessioni sul mercato, entrambe intorno ai 3 miliardi di euro.

I tempi di smaltimento delle sofferenze mostrano segnali di miglioramento consolidati negli ultimi anni, grazie sia a una riduzione delle consistenze sia a una crescita della qualità nella gestione da parte degli intermediari finanziari. La percentuale delle posizioni chiuse entro tre anni dalla loro classificazione a sofferenza ha raggiunto l’87%, poco distante dall’88% dell’anno precedente. Parallelamente, le cessioni di crediti classificati come inadempienze probabili si sono mantenute stabili, attestandosi a circa 4 miliardi, mantenendo un ruolo importante nella gestione complessiva del credito deteriorato.

Il tasso di recupero medio sulle sofferenze chiuse ha registrato un aumento significativo, salendo di cinque punti percentuali fino al 41%, dato influenzato da operazioni su posizioni garantite da garanzie pubbliche che presentano tassi di recupero particolarmente elevati. Si sono registrati incrementi sia nei recuperi da chiusure ordinarie (dal 45% al 47%), sia in quelli derivanti dalle cessioni a terzi (dal 30% al 36%). La quota di posizioni chiuse tramite cessione si è ridotta dal 60% al 50%. Per le sofferenze garantite da beni reali, il tasso di recupero è salito al 44%, mentre per le posizioni non assistite da garanzie reali si è evidenziato un aumento ancora più marcato, arrivando al 37%, con un contributo importante dalle garanzie pubbliche.

Nel settore delle cessioni, il prezzo medio delle sofferenze trasferite è cresciuto fino al 24% dell’esposizione lorda, con un aumento di due punti percentuali rispetto al 2023. Per le posizioni protette da garanzie reali il prezzo è rimasto stabile al 34%, mentre per le altre tipologie è cresciuto sensibilmente, passando dal 13% al 18%, grazie al valore aggiunto delle garanzie pubbliche. Per i crediti deteriorati diversi dalle sofferenze, il prezzo di cessione ha raggiunto il 51%, con un aumento di circa cinque punti percentuali e con un miglioramento sia nelle posizioni garantite sia in quelle senza garanzie reali. Questo andamento positivo riflette un contesto di maggiore efficienza nella gestione del credito deteriorato e un generale recupero di valore delle posizioni cedute.

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