Crescita del Pil in Italia: incertezze e dazi influenzano negativamente le prospettive economiche.
L’analisi della Banca d’Italia evidenzia come l’instabilità delle politiche commerciali e il contesto geopolitico influenzino le prospettive di crescita globale. Nel primo trimestre del 2025, l’economia dell’area euro ha superato le attese, sostenuta dalla domanda statunitense, mentre nel secondo trimestre ha mostrato un rallentamento, principalmente a causa di un clima di incertezza interna. Il PIL italiano ha continuato a crescere, alimentato dalla domanda interna, ma con un incremento più moderato. L’inasprimento dei dazi statunitensi ha spinto la Cina a riorientare le proprie esportazioni, potenzialmente impattando sull’inflazione nell’area euro.
Analisi dell’economia dell’Eurozona e impatti delle politiche commerciali
ROMA (ITALPRESS) – L’instabilità delle politiche commerciali e il contesto geopolitico incidono notevolmente sulle prospettive di crescita globale. Nel primo trimestre del 2025, l’economia dell’area euro ha superato le attese grazie alla robusta domanda statunitense, anticipando l’inasprimento dei dazi. Tuttavia, nel trimestre successivo, la crescita ha mostrato segni di indebolimento, influenzata da un’influenza negativa della domanda interna, ancora segnata da un’elevata incertezza. La Banca d’Italia, nel suo Bollettino Economico, sottolinea che l’Italia ha continuato a registrare una crescita economica nel primo trimestre, sostenuta principalmente dalla domanda interna.
Il PIL italiano è previsto in aumento anche nel secondo trimestre, sebbene in misura più contenuta. La crescita è attribuibile alla dinamicità dei consumi, favoriti dall’incremento del potere d’acquisto e da condizioni positive nel mercato del lavoro. Nonostante ciò, gli investimenti stanno risentendo di un clima di fiducia piuttosto basso e di un’incertezza elevata. Secondo le proiezioni macroeconomiche della Banca d’Italia, il PIL dovrebbe alzarsi dello 0,6% quest’anno, per poi salire dello 0,8% nel 2026 e dello 0,7% nel 2027.
L’inasprimento dei dazi da parte degli Stati Uniti dallo scorso aprile potrebbe spingere la Cina a implementare politiche di prezzo più competitive per reindirizzare le proprie esportazioni verso il mercato europeo. Questo scenario potrebbe avere conseguenze significative per l’Eurozona, visto che i beni cinesi costituiscono una quota considerevole delle importazioni. Si stima che un incremento dei flussi di beni dalla Cina possa esercitare una pressione al ribasso sull’inflazione al consumo nell’area.
Infine, il rafforzamento dell’inflazione ha portato a una svalutazione del dollaro rispetto all’euro, nonostante il differenziale nei rendimenti dei titoli di stato. Questa tendenza potrebbe indicare una minore propensione degli investitori a detenere asset in dollari e un aumento della diversificazione negli investimenti internazionali. Un’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita condotta dalla Banca d’Italia rivela che circa un terzo delle imprese manifatturiere italiane prevede un impatto negativo delle nuove politiche tariffarie sulla domanda e sugli investimenti nel 2025, anche se le valutazioni sulla domanda estera restano per ora positive.
Analisi dell’Andamento Economico in Eurozona e Impatti Commerciali
ROMA (ITALPRESS) – La Banca d’Italia mette in evidenza che l’instabilità delle politiche commerciali insieme alla tensione geopolitica influenzano le prospettive di crescita globale. Nel primo trimestre del 2025, l’economia dell’area euro ha superato le aspettative, spinta dalla forte richiesta proveniente dagli Stati Uniti, in previsione di un possibile incremento dei dazi. Nel secondo trimestre, però, si è registrato un rallentamento, principalmente a causa di una domanda interna frastagliata dall’elevata incertezza economica.
Nel contesto italiano, l’attività economica ha continuato a crescere nel primo trimestre del 2025, sostenuta principalmente dalla domanda interna. La Banca d’Italia sottolinea che il PIL avrebbe mostrato un incremento anche nel secondo trimetre, seppur in misura più moderata. La spinta positiva proviene dai consumi, favoriti dal miglioramento del potere d’acquisto e dalle condizioni favorevoli nel mercato del lavoro, mentre gli investimenti evidenziano un clima di fiducia ancora basso, accompagnato da incertezze.
Le proiezioni macroeconomiche diffuse dalla Banca d’Italia nel mese di giugno indicano un aumento del PIL dello 0,6% per quest’anno, dell’0,8% per il 2026 e dell’0,7% nel 2027. L’inasprimento dei dazi statunitensi dal mese di aprile ha spinto la Cina a considerare politiche commerciali più aggressive per reindirizzare le proprie esportazioni verso l’Europa. Poiché i beni cinesi costituiscono una parte significativa delle importazioni dell’area euro, è previsto che un incremento dei flussi commerciali possa determinare un impatto riduttivo sull’inflazione al consumo.
Dopo l’annuncio dell’inasprimento dei dazi, il dollaro ha mostrato segni di svalutazione rispetto all’euro e ad altre valute maggiori, malgrado un incremento del differenziale di rendimento dei titoli di stato a lungo termine. Le dinamiche recenti del tasso di cambio euro-dollaro suggeriscono una minore propensione degli investitori a mantenere attivi in dollari. Circa un terzo delle imprese manifatturiere in Italia prevede conseguenze negative dai dazi statunitensi sulla domanda e sugli investimenti per il 2025, sebbene le aspettative riguardanti la domanda estera siano rimaste complessivamente positive nella prima metà dell’anno.
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