Debito pubblico italiano raggiunge 3.063,5 miliardi ad aprile, un nuovo preoccupante traguardo.

Ad aprile, la Banca d’Italia ha segnalato un aumento del debito delle amministrazioni pubbliche di 30,1 miliardi, raggiungendo un totale di 3.063,5 miliardi. Questo incremento è attribuibile al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche e alla crescita delle disponibilità liquide del Tesoro. La maggior parte dell’aumento proviene dalle amministrazioni centrali, mentre il debito delle amministrazioni locali e degli Enti di previdenza è rimasto stabile. La quota di debito in mano a Banca d’Italia è scesa al 20,2%, mentre quella detenuta dai non residenti ha mostrato un aumento. La vita media residua del debito è rimasta a 7,9 anni.
Aumento del Debito Pubblico in Italia: Dati di Aprile 2023
ROMA (ITALPRESS) – Secondo le statistiche rilasciate dalla Banca d’Italia, il debito delle amministrazioni pubbliche ha registrato un incremento di 30,1 miliardi di euro nel mese di aprile, raggiungendo così un totale di 3.063,5 miliardi di euro. Questo aumento evidenzia una situazione finanziaria in evoluzione, influenzata da vari fattori macroeconomici.
L’aumento del debito è principalmente attribuibile al fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, che ha contribuito con 21,5 miliardi di euro. Inoltre, si è registrata una crescita delle disponibilità liquide del Tesoro per circa 7,2 miliardi, portandole a un totale di 69,4 miliardi. Elementi aggiuntivi che hanno inciso sul saldo includono gli scarti e i premi legati alle emissioni e ai rimborsi di titoli, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e le oscillazioni dei tassi di cambio, che hanno addizionato 1,4 miliardi di euro.
Analizzando la suddivisione del debito per sottosettori, risulta che l’incremento è principalmente attribuibile alle amministrazioni centrali, che hanno visto un aumento di 29,9 miliardi. Di contro, il debito delle amministrazioni locali e quello degli Enti di previdenza sono rimasti pressoché stabili. La vita media residua del debito rimane invariata, segnalando un valore di 7,9 anni.
In questo contesto, è interessante notare che la quota di debito detenuta dalla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, attestandosi al 20,2%, rispetto al 20,5% del mese precedente. Al contrario, a marzo, ultimo mese per cui sono disponibili dati, la partecipazione dei non residenti era cresciuta al 32,4%, mentre quella di altri residenti, come le famiglie e le imprese non finanziarie, ha registrato una leggera diminuzione al 14,3% dal 14,4% del mese precedente.
-Foto IPA Agency –
(ITALPRESS)
Aumento del Debito Pubblico in Italia ad Aprile
ROMA (ITALPRESS) – Secondo le rilevazioni della Banca d’Italia, ad aprile il debito delle amministrazioni pubbliche ha registrato un incremento di 30,1 miliardi di euro rispetto al mese precedente, portandosi a un totale di 3.063,5 miliardi di euro. Questo aumento è il risultato diretto del fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, che ammonta a 21,5 miliardi, unitamente all’innalzamento delle disponibilità liquide del Tesoro, cresciute di 7,2 miliardi fino a raggiungere i 69,4 miliardi. Inoltre, si aggiungono gli effetti di scarti e premi all’emissione e al rimborso, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e la variazione dei tassi di cambio, che hanno contribuito per 1,4 miliardi.
Analizzando la ripartizione del debito per sottosettori, si evince che l’aumento significativo è prevalentemente attribuibile alle amministrazioni centrali, con un incremento di 29,9 miliardi. Al contrario, il debito delle amministrazioni locali e quello delle Casse di previdenza sono rimasti pressoché stabili. La vita media residua del debito mantiene un valore costante di 7,9 anni, riflettendo una certa stabilità nel lungo termine.
Un altro aspetto da considerare è la dinamica della detenzione del debito: la quota in mano alla Banca d’Italia ha continuato a diminuire, scendendo al 20,2%, rispetto al 20,5% del mese precedente. Nel mese di marzo, l’ultima data per cui è disponibile il dato, la parte detenuta da non residenti è aumentata al 32,4%, rispetto al 31,9% di gennaio. Parallelamente, la quota in possesso di altri residenti, che comprende famiglie e imprese non finanziarie, ha fatto un leggero passo indietro, scendendo al 14,3% da 14,4%.
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