Delitto di Garlasco, ottenuta la riapertura del caso

Svolta clamorosa nel delitto di Garlasco, è stata infatti chiesta la riapertura dell’inchiesta a seguito di nuovi elementi emersi. A un anno dalla condanna definitiva di Stasi, oggi 33enne, e a nove dall’omicidio di Chiara, emerge che il Dna trovato e isolato sotto le unghie della ragazza non appartiene a lui, ma a una persona di sesso maschile, che potrebbe anche gravitare nel vecchio giro di amicizie o di conoscenze di Chiara: si parlerebbe di un amica del fratello.

Lo dicono i risultati di laboratorio condotti da un noto genetista, su incarico degli avvocati di Stasi. Una novità che oggi porta alla riapertura del caso Indagato ragazzo del Dna su Chiara. La procura di Pavia ha infatti accolto l’esposto della mamma di Alberto Stasi e, nell’aprire una nuova inchiesta sulla morte di Chiara Poggi.

E’ stata appunto la madre di Stasi, Elisabetta Ligabò, a chiedere la revisione del processo sulla base di una prova che considera risolutiva per l’innocenza del figlio: “Non ho fatto che ripeterlo e finalmente ne ho la conferma. Mai e poi mai Alberto avrebbe potuto uccidere Chiara”. “Non ho creduto nemmeno per un istante a una sua responsabilità- dice la madre di Stasi – non ha ammazzato Chiara. E se finora era una convinzione, adesso è una certezza”.
Rimane sconosciuta l’identità del «sospetto ignoto» al centro della nuova inchiesta. Si sa che appartiene al giro di amicizie di Chiara e che era stato interrogato all’epoca dei primi accertamenti, ma non era stato iscritto nel registro degli indagati perché aveva fornito un alibi convincente.
Dal nuovo confronto è emersa invece «una perfetta compatibilità tra il profilo del cromosoma Y» estrapolato nel 2014, «con il profilo genetico ottenuto dal cucchiaino e dalla bottiglietta d’ acqua». Una circostanza che non porta a un singolo individuo, ma a «tutti i soggetti maschi appartenenti al medesimo nucleo (padre, fratelli, zii, nipoti)» e permette di stringere il cerchio attorno a una famiglia.