Economia spaziale: 8 miliardi di fatturato e 23mila addetti in crescita continua
L’economia dello spazio in Italia genera una produzione di 8 miliardi di euro, con un valore aggiunto di 2 miliardi, pari allo 0,1% del Pil, e occupa oltre 23mila addetti. La componente upstream, relativa alla filiera produttiva, impiega più di 14mila persone, produce 4,1 miliardi e vanta un valore aggiunto di 1,3 miliardi. Le esportazioni sono pari a 2,1 miliardi, principalmente derivanti dalle attività upstream. Gran parte del valore aggiunto è generata da grandi imprese, spesso parte di gruppi multinazionali, che mostrano un’elevata produttività, investimenti significativi in ricerca e sviluppo e salari medi superiori rispetto ad altre imprese.
L’economia dello spazio in Italia: produzione, occupazione e investimenti
L’economia dello spazio in Italia, considerando gli operatori market, ha raggiunto una produzione di 8 miliardi di euro, impiegando oltre 23 mila addetti e generando un valore aggiunto pari a 2 miliardi, equivalente allo 0,1% del Pil nazionale. La componente upstream, che include le attività della filiera produttiva dello spazio, coinvolge più di 14 mila lavoratori, con una produzione di 4,1 miliardi e un valore aggiunto di 1,3 miliardi. Le esportazioni di questo settore ammontano a 2,1 miliardi, di cui 1,8 miliardi sono attribuibili proprio all’attività upstream, mentre le importazioni si attestano a 1,6 miliardi, perlopiù legate all’indotto produttivo. Le aziende dell’economia spaziale hanno investito in beni materiali per circa 800 milioni, prevalentemente destinati a macchinari e attrezzature, con ulteriori investimenti intra muros in ricerca e sviluppo pari a 600 milioni.
Nel segmento non-market, che comprende le attività spaziali svolte da enti pubblici (inclusa l’Asi) e privati, il valore aggiunto raggiunge 353 milioni, con circa 2,2 mila occupati. Questa parte del settore destina circa 182 milioni agli investimenti, in gran parte dedicati alla ricerca e sviluppo, per un totale di 162 milioni. Nel settore manifatturiero si concentra la maggior parte delle attività upstream, con oltre 10 mila addetti, mentre la componente downstream è prevalentemente costituita da servizi market. Le grandi imprese con almeno 250 dipendenti generano quasi l’80% del valore aggiunto, corrispondente a 1,5 miliardi, occupando circa 17,8 mila lavoratori.
Le imprese appartenenti a gruppi multinazionali rivestono un ruolo predominante, producendo il 90% del valore aggiunto totale dello spazio economy, cioè 1,8 miliardi, con un organico di 20,5 mila addetti. Nel solo ambito upstream questi gruppi contribuiscono con un valore aggiunto di circa 1,2 miliardi, impiegando quasi 12,5 mila lavoratori. La quasi totalità dei flussi commerciali con l’estero, pari a 1,5 miliardi di importazioni e quasi 2 miliardi di esportazioni, è gestita da tali imprese.
Le aziende dello spazio mostrano una produttività del lavoro superiore di circa il 65% rispetto a quelle non specializzate nel settore. Le imprese upstream manifestano una leggera propensione agli investimenti materiali inferiore alla media, con un tasso del 16,4% contro il 16,9%, mentre aumentano significativamente la quota destinata alla ricerca e sviluppo, con un rapporto pari all’11,9% rispetto al 7,2% delle altre attività. Le retribuzioni medie nell’upstream ammontano a 41.100 euro pro capite, risultando del 55% superiori rispetto agli altri comparti, con 21.400 euro.
L’economia dello spazio in Italia: dati chiave su produzione, occupazione e investimenti
Secondo l’analisi condotta da Istat e Asi, l’economia dello spazio in Italia si caratterizza per una produzione complessiva pari a 8 miliardi di euro, con un impiego di circa 23mila addetti. Il valore aggiunto risulta essere di 2 miliardi, equivalenti allo 0,1% del Pil nazionale. La parte upstream della filiera, composta dalle attività produttive principali, coinvolge più di 14mila lavoratori, registra una produzione di 4,1 miliardi e un valore aggiunto di 1,3 miliardi. Le esportazioni raggiungono i 2,1 miliardi, di cui la maggior parte, 1,8 miliardi, provengono proprio dalla componente upstream, mentre le importazioni ammontano a 1,6 miliardi con un’importante quota relativa all’indotto produttivo. Sul fronte degli investimenti, le aziende hanno destinato circa 0,8 miliardi all’acquisto di beni materiali, prevalentemente macchinari e attrezzature, e 0,6 miliardi sono stati investiti in attività di ricerca e sviluppo svolte internamente.
Per quanto riguarda il settore non-market, che comprende le attività spaziali svolte da enti pubblici e privati, compresa l’Asi, il valore aggiunto si posiziona intorno ai 353 milioni, con un organico di circa 2,2mila addetti. Questo ambito è caratterizzato da investimenti pari a 182 milioni, principalmente diretti alla ricerca e sviluppo, che assorbe 162 milioni. Nel comparto manifatturiero si concentra la maggior parte delle attività legate alla componente upstream, impiegando oltre 10mila lavoratori, mentre i servizi market sono predominanti nel settore downstream.
Le grandi imprese con più di 250 dipendenti rappresentano il motore principale della space economy, generando quasi l’80% del valore aggiunto, cioè 1,5 miliardi, e occupando quasi 18mila addetti. La stragrande maggioranza del valore aggiunto, pari a 1,8 miliardi, è prodotta da gruppi multinazionali che impiegano oltre 20mila persone. Questi gruppi realizzano la quasi totalità degli scambi con l’estero, con 1,5 miliardi di importazioni e quasi 2 miliardi di esportazioni. Nella sola componente upstream, essi contribuiscono per 1,2 miliardi di valore aggiunto, impiegando poco meno di 12,5mila lavoratori.
Le aziende attive nello spazio mostrano una produttività del lavoro di gran lunga superiore rispetto alle imprese non-spazio, con un valore superiore del 65%. Nel settore upstream, la propensione agli investimenti in beni materiali è leggermente inferiore rispetto al resto del sistema produttivo (16,4% contro 16,9% del rapporto investimenti/valore aggiunto), mentre gli investimenti in ricerca e sviluppo sono decisamente più elevati, con un’incidenza dell’11,9% rispetto al 7,2%. Le retribuzioni medie dei dipendenti upstream raggiungono i 41,1mila euro annui, superando del 55% le medie delle altre imprese, che si attestano intorno a 21,4mila euro pro capite.
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