Il giornalista di Stanford analizza la cultura delle startup finanziare di Silicon Valley.
Un’Esplorazione della Silicon Valley
Il libro di Baker, intitolato “How to Rule the World”, uscirà il 19 maggio, solo tre settimane prima della sua laurea. Quest’opera promette un’analisi esplosiva su come i capitalisti di rischio trattino gli studenti di Stanford come “una mera merce”. Secondo l’autore, i capitalisti di rischio cercano di attrarre gli studenti attraverso fondi non ufficiali, aziende fittizie, feste su yacht e offerte di finanziamenti, prima ancora che abbiano idee per i loro business, tutto in cerca del prossimo fondatore miliardario.
Baker, che compirà 21 anni il mese prossimo, racconta ad Axios: “Ho assistito in tempo reale a come i miei coetanei venivano incentivati a prendere scorciatoie, pieni di ricchezze enormi da parte di chi voleva sfruttare il loro talento.” Fondando la sua ricerca su oltre 250 interviste con studenti, CEO, investitori di capitale di rischio, premi Nobel e tre presidenti di Stanford, il libro intende svelare quella che Baker definisce una “strana sottocultura intrisa di denaro”, che esercita una grande influenza sul resto del mondo.
Il Contesto Familiare di Theo Baker
Crescere in una famiglia di giornalisti potrebbe spiegare la scelta di Baker di seguire questa strada. Suo padre, Peter Baker, è il corrispondente della Casa Bianca per il New York Times, mentre la madre, Susan Glasser, scrive per The New Yorker. Mentre i suoi coetanei rincorrono finanziamenti per startup e stipendi da sei cifre, Baker ha dedicato il secondo anno a fare reportage e ha preso un anno sabbatico per scrivere, trascorrendo anche due mesi al ritiro di scrittura Yaddo.
Questa decisione risalta ancora di più nel contesto delle attuali difficoltà del settore giornalistico. Mentre i programmi di giornalismo tradizionale faticano a riempire le loro classi e le redazioni affrontano licenziamenti continui, Baker rappresenta qualcosa di entusiasmante e sempre più raro: uno studente promettente che punta tutto sul giornalismo di responsabilità. Resta da vedere se sarà un segnale di un rinnovato interesse per il reporting investigativo, ma è probabile che il suo libro attiri l’attenzione di molti studenti universitari e certamente farà discutere anche in Silicon Valley.
